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25/09/2005

Gp Brasile: gara


Gran Premio di Walter Mesiti
Nessuno era riuscito a vincere così giovane come ha fatto lui (in Formula 1, si intende…): Fernando Alonso è già un nome storico di questa categoria. Storico perché ha compiuto un po’ gli stessi capolavori di un altro ragazzo di talento, che però di nome fa Michael Schumacher. Così come il tedesco è riuscito a infrangere ogni muro, ogni record, il Principe delle Asturie è stato in grado di diventare il più giovane driver a fare una pole, un podio, a vincere una gara e (da domenica) a vincere un titolo Piloti, record che apparteneva da molto tempo ad un altro grande protagonista di questo mondo, ovvero il leggendario Emerson Fittipaldi. Sarebbe facile e scontato, oltre che sbagliato, dire che l’era Ferrari è ormai finita: certo, sei titoli Costruttori consecutivi e cinque Piloti (altrettanto consecutivi) sono numeri che riscrivono anch’essi la storia, dando a tutti l’idea che a Maranello non vogliono certo fermarsi qui. D’accordo, una stagione storta ci può anche stare, dopo tanto successo: è ingiusto chi spara a zero su un team che in questi ultimi anni ha sbagliato poco e fatto moltissimo. Alla Renault sanno bene quanto sia faticoso tornare alla vittoria, specie Flavio Briatore e quelle pochissime persone che lavoravano per la Benetton anche undici anni fa, quando fu proprio Schumacher a trionfare su un impetuoso Damon Hill; dovrebbero saperlo tutti che arrivare primi in questo sport è la risultante di numerosi “pezzi” da mettere insieme e nel modo giusto. La scuderia francese, sebbene decisamente inferiore alle McLaren (almeno da metà campionato in poi), ha lavorato e saputo cogliere lo spirito delle nuove regole, anche quelle riguardanti la tanto discussa attribuzione punti. Fermo restando che si tratta di un sistema che premia pochissimo chi vince (per via dello stretto margine che separa il primo classificato dal secondo) e che andrebbe modificato per rispettare maggiormente chi corre più rischi e spinge al limite, il team in azzurro ha colto nel segno lì dove gli altri hanno fallito. Quando, a inizio stagione, Ferrari e McLaren (soprattutto la prima) sembravano quasi del tutto assenti, la Renault ha vinto lì una buona parte del suo campionato, in quanto sin dal principio ha iniziato ad accumulare un margine rivelatosi poi fondamentale, specie se si mettono a confronto le prestazioni del team diretto da Briatore e quelle del team gestito da Ron Dennis (da maggio/giugno in poi). Alla fine il gran premio è stato vinto proprio da una McLaren, quella di Montoya, seguito dal suo compagno di squadra Raikkonen, amareggiato per aver perso una sfida che comunque era difficilissima. Un grande applauso lo merita anche il finnico, per averci creduto, per non aver mollato, per essere stato un degno lottatore delle piste, come pochi se ne sono visti negli ultimi anni… Il suo team adesso vuole puntare ad un traguardo possibilissimo, cioè il titolo Costruttori: con la doppietta di domenica, infatti, la squadra anglo-tedesca ha superato la Renault in classifica. Adesso i “grigi” hanno due punti in più sui francesi e c’è da scommettere che spingeranno al massimo per conquistare almeno l’altro campionato, di importanza non indifferente e non inferiore al più blasonato titolo Piloti. La Ferrari non ha concluso molto dietro come in alcuni degli ultimi gran premi: stavolta la zona punti è stata centrata in pieno, con Schumacher quarto, ai piedi del podio, e Barrichello sesto. A questo punto per la Toyota si farà più complicata l’intenzione di raggiungere e superare le rosse in classifica… Ogni altro commento, però, adesso passa in secondo piano: la cosa più importante è celebrare ed ammirare il nuovo re della Formula 1, con il solo grande augurio di vedere, al più presto, lui ed i suoi avversari battersi tutti insieme in pista e regalarci emozioni pure, irripetibili… Quelle emozioni dal sapore forte che solo questi cavalieri della velocità possono dare.