Quinta gara, quinto successo: la Red Bull ha confermato a Miami di aver la vettura più veloce della griglia dominando il weekend dall'inizio alla fine. In Florida, inoltre, è emersa purtroppo un'ulteriore certezza: la Ferrari non c'è, al contrario di quanto ci si potesse aspettare dopo i segnali incoraggianti lanciati dalla Rossa in Azerbaijan. Ne parla Giorgio Terruzzi nella sua consueta analisi del lunedì per Il Corriere della Sera.
"Dopo il podio di Baku aspettavamo Miami per un conforto sulla consistenza di un attesissimo recupero Ferrari. Beh, il bilancio contiene un’inversione di tendenza che vale delusione fonda", esordisce Terruzzi. Poi aggiunge: "Sainz ha combattuto, ha commesso qualche errore, ha cuccato, di nuovo, una penalità, questa volta per eccesso di velocità nella corsia box; Leclerc ha sbattuto due volte tra prove e qualifica per poi navigare nelle retrovie in un misterioso, permanente affanno. Non solo. In Azerbaigian ci eravamo illusi sul tema secondo posto tra i costruttori; in Florida è arrivato un netto ridimensionamento con Aston Martin e Mercedes, seppure con le sole vetture di Alonso e Russell".
Insomma, gli aggiornamenti apportati alle SF-23 sembrerebbero non aver funzionato. Tanto che la Ferrari appare inchiodata in uno stallo tecnico che non svanisce, mentre sfiorisce gara dopo gara la speranza di un Mondiale da perdenti, sì, ma di successo", sottolinea il giornalista. Che quindi continua scrivendo: "Già perché di vincere non se ne parla. L’ha dimostrato, ancora una volta, la Red Bull cacciando in pista una perfezione fuori portata. Talmente rilevante da concedere battaglia tra i due piloti, come accadeva in casa Mercedes con la coppia Hamilton-Rosberg. Un palliativo, sia chiaro, con tutto il rispetto per «Mr. Messico e Nuvole», Sergio Perez, che ha strumenti troppo poveri per contrastare il talento, la fame e la furia di Mr.Max. Il cui rendimento non flette mai. Insomma, due fronti separati dentro ogni competizione. Quello più animato riguarda 18 vetture su 20, con una sorta di moda condivisa che ci mostra un festival del fair play sconcertante".
A tal rigiuardo, Terruzzi chiude affermando: "Questi piloti sono tutti amici, molto gentiluomini, guai a litigare. Il che comporta un eccesso di «prego si accomodi» quando arriva l’attacco. Va bene, ali spalancate, gomme da salvare, e compagnia cantante. Ma viene addosso una perplessità mista a nostalgia per qualche campione brutto sporco e cattivo dei bei tempi andati. In attesa di smentite, ovviamente, almeno da Alonso, l’ultimo cowboy, uno che non dovrebbe aver dimenticato l’atmosfera dei saloon".
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Foto copertina Facebook Terruzzi