Quella in corso è la settimana in cui la Formula 1 farà tappa ad Imola, all'Autodromo Enzo e Dino Ferrari, dove si correrà il Gran Premio dell'Emilia Romagna e del Made in Italy. Per l'occasione, Piero Ferrari è intervenuto ai microfoni di Autosprint per ripercorrere i suoi ricordi legati allo storico circuito e raccontare aneddoti del passato riguardanti il Drake ed altre leggende del Circus. Vi proponiamo di seguito un estratto delle sue parole
"Imola mi evoca prima di tutto un ricordo bellissimo. Ero un ragazzino, appassionatissimo di moto e, accompagnato da un amico di mio papà, andai a Imola ad assistere a una gara internazionale, credo fosse il 1957 o ’58, nella quale correva John Surtees, che vidi vincere con la MV Agusta. Parliamo di poco prima che John cominciasse a pensare di gareggiare solo con le auto. Un pilota affascinante su due e quattro ruote e fui ovviamente felice quando conquistò il titolo mondiale di Formula 1 con la Ferrari. Mio papà aveva un debole per i piloti che provenivano dalla moto", esordisce Piero Ferrari ai microfoni della nota rivista.
Il Drake è stato uno degli ispiratori dell’Autodromo di Imola e, ancora prima che l’impianto fosse ufficialmente inaugurato, avviò una trattativa per allestirvi una mini struttura Ferrari all’interno. "Voleva farci una base, se non proprio una fabbrica, con un certo numero di tecnici trasferiti da Maranello, per costruire auto da corsa", rivela l'Ingegnere. Poi aggiunge: "A quei tempi, non appena una macchina era pronta si era tutti pervasi dalla frenesia di mettere le quattro ruote a terra e provarla. La Ferrari lo faceva, prima di avere Fiorano, all’Aerautodromo di Modena, ma io ricordo quando, ancora prima, il nostro capo meccanico Borsari provava le Formula 1 nei vialetti all’interno della fabbrica, per vedere se tutto stava insieme, se entravano le marce. Mio papà adorava vedere una sua auto uscire dal portone dell’officina ed entrare in pista. Ma il progetto imolese si arenò".
Dopo qualche tempo, Imola tornò nel calendario di Formula 1 e ciò avvenne grazie allo stretto rapporto tra il Drake e Bernie Ecclestone. "Sì, mio padre si adoperò in prima persona e venne inventato il Gran Premio di San Marino. Una cosa non banale". La prima volta della Formula 1 moderna a Imola fu la gara del 1979, quando Villeneuve con la Ferrari venne superato da Lauda con la Brabham-Alfa Romeo e poco dopo lo tamponò. "Gilles non mollava mai, Lauda era Lauda…", osserva Ferrari.
Villeneuve disputò a Imola l’ultima gara della sua carriera, in quel fatidico 25 aprile 1982 in cui venne superato da Pironi e scoppiò la polemica per i team order non rispettati da Didier. "Io c’ero, mi trovavo al muretto e devo confessare che noi non capimmo che cosa fosse successo", racconta. "Perché a quel tempo non c’erano i maxischermi e neppure le mini-tv ai box. Avevamo solo i tempi sul giro. Non capivamo bene se i due tiravano o meno e che cosa succedeva nelle curve. Noi davamo i segnali, come quel famoso cartello “slow”, per invitarli a non prendere rischi. Fu un episodio che analizzammo a lungo, con filmati e dati, senza venirne mai davvero a capo. Ho anche rivisto tutto nel recente docufilm su Didier e Gilles".
Dopo la tragica morte di Villeneuve, la Scuderia tornò a Imola aggiudicandosi il GP con Patrick Tambay. "Un ricordo molto bello che ho avuto la fortuna di vivere. Patrick era un gran signore, una persona di classe, gentile. Non era il fuoriclasse alla Villeneuve ma era solido, bravo. Mi spiace che per problemi fisici saltò delle gare, altrimenti avrebbe potuto vincere il mondiale e l’avrebbe meritato. Un ottimo guidatore", afferma Ferrari.
Imola è anche la tragedia di Senna: "Non ero in pista, vidi l’incidente in tv e intuii subito la gravità. Una perdita immane per l’automobilismo", sottolinea Ferrari, che poi, incalzato sul mancato trasferimento del brasiliano a Maranello, rivela: "Quando parlarono c’ero anch’io. Ci furono delle questioni non chiarite sino in fondo. Ayrton voleva garanzie di competitività della macchina e di qualità dei tecnici che mio padre non era solito dare. E la cosa finì lì. Però il contatto con lui è sempre rimasto. Non c’era anno che Ayrton non mi mandasse gli auguri di Natale. Magari un giorno sarebbe venuto da noi, chi lo sa…".
Il passaggio sul suo pilota preferito di allora: "Sicuramente Jackie Stewart. Ci tenevo, parlò con mio papà il quale dopo il colloquio voleva chiudere subito. Jackie invece chiese tempo. La domenica dopo ci fu l’incidente diplomatico sul circuito di Enna, nel paddock, durante una gara di Formula 1: Stewart vide il nostro direttore sportivo Franco Lini discutere con Jacky Ickx e non la prese affatto bene.«Ma allora non mi volete…», fu il suo commento. La cosa saltò»". Infine, sui piloti con i quali intrattiene ancora rapporti: "Con Jody Scheckter ho un continuo scambio di messaggi e telefonate. Vedo René Arnoux nelle varie celebrazioni qua e là. Poi Felipe Massa, che è sempre affettuoso…".
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