È stata una giornata storica, leggendaria, quella vissuta dalla Scuderia Ferrari nella domenica di Le Mans dove, 50 anni dopo l'ultima partecipazione e 58 anni dopo l'ultima vittoria, una rossa è tornata a trionfare nella gara più rappresentativa ed emblematica del mondo del motorsport, giunta alla sua centesima edizione.
Una vittoria, quella dell'hypercar Ferrari 499P, che riscrive le pagine della storia del motorsport, della classicissima della Sarthe e di quella della casa di Maranello. Una vittoria che, soprattutto, mostra al mondo la bravura e il talento di un team (Ferrari ed AF Corse che gestisce le vetture) molto italiano e magistralmente diretto da Antonello Coletta, che in poco più di un anno è stato capace di far nascere un progetto davvero ambizioso, carico di aspettative con all'orizzonte una sfida, quasi, impossibile: tornare a vincere la 24 ore battendo la Toyota che, nel mondiale Wec, la fa da padrona da anni.
Un sogno, più che un progetto, che a suon di duro lavoro, impegno e tonnellate di passione ha preso forma giorno dopo giorno fino ad arrivare alla sublimazione di Le Mans quando, al termine di una settimana dominata con costanza e prestazioni di livello, la 499P di Alessandro Pier Giudi, James Calado e Antonio Giovinazzi, ha tagliato il traguardo in prima posizione dopo, appunto, 24 ore di gara.
Una gara dominata dal Cavallino e della vettura numero 51 i cui piloti, dopo la bandiera a scacchi, non hanno nascosto l'emozione per il risultato conquistato. Tra di loro anche Antonio Giovinazzi, vecchia conoscenza del mondo della F1, che dopo essere stato appiedato in malo modo dall'Alfa Romeo a fine 2021 ha trovato, nel progetto di Coletta, un habitat naturale dove resettarsi e dare sfogo a tutto il suo talento.
Il pilota di Martina Franca, commosso per l'impresa, non ha nascosto la gioia per quanto fatto e per essere riuscito a raccogliere i frutti di anni di lavoro, non parlando però di rivincita rispetto alla sua uscita dal mondo della F1.
"Una rivincita dopo l’avventura in F1? No, non salivo sul podio e non vincevo dal 2016. Farlo qui è stato emozionante. Siamo stati perfetti, ancora non ho realizzato. Ho pianto, non lo nascondo. Ci sono anni di sacrifici dietro, basta crederci, ho sempre creduto in me e nella squadra".
Oltre a sé stesso, il pilota del Cavallino ha elogiato senza mezzi termini anche il lavoro della Ferrari e di AF Corse nel preparare e gestire le vetture per questa cavalcata.
“È stata dura, con molte emozioni e condizioni difficili. Siamo orgogliosi, questo team non c'era l’anno scorso, ora abbiamo vinto Le Mans. La chiave era quella di non commettere errori e restare calmi".
Un successo, secondo Antonio, figlio del gran lavoro del team e della freddezza avuta nella gestione delle difficoltà che, però, non rappresenta un punto di arrivo per la rossa ma un punto di partenza per tornare, come in passato a mietere successi in endurance.
"Abbiamo messo la macchina in pista in estate, siamo orgogliosi. Abbiamo tanto da fare, ma abbiamo messo un primo tassello. Ho sempre detto che dovevamo crederci, sapevamo di avere una macchina veloce, lo abbiamo visto dalla prima qualifica dell’anno. L’affidabilità che ci preoccupava ma non abbiamo sbagliato e abbiamo vinto. Il momento più difficile è stato il primo stint, con le slick durante l'acquazzone, è stato difficile da gestire ma era importante non fare errori e rimanere calmi".
Come ultima battuta prima di festeggiare, Giovinazzi ha dato appuntamento ai tifosi della Scuderia a Monza, a Luglio, per celebrare il trionfo e, chissà, concedere il bis.
"Ora c'è Monza, corriamo davanti ai tifosi, cerchiamo di renderli orgogliosi".
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