La Formula 1 torna a Las Vegas dopo oltre quarant'anni. Che weekend sarà? In molti ritengono che a farla da padrona sarà lo spettacolo, in pista e non. Altri, invece, sono convinti che quello in Nevada sarà un evento che ha poco a che fare con il mondo delle corse. In mezzo, poi, ci sono coloro che, pur essendosi già fatti una propria idea, aspettano di vedere cosa accadrà. Tra questi vi è il giornalista Leo Turrini, che ha dedicato un focus all'appuntamento, nonché alla crescita della Formula 1 moderna, sulle colonne di quotidiano.net.
"È una carnevalata. Sarà la consueta concessione al cattivo gusto a stelle e strisce. Dimmi tu se c’era bisogno di un altro tracciato cittadino. Domenicali ha venduto l’anima allo zio Sam. Ti raccomando la follia di una gara notturna con temperature vicine allo zero, condizione assurda per le monoposto da Gran Premio. Pur di intascare dollari mettono in pericolo l’incolumità dei piloti. Infine, non c’è più la Formula Uno di una volta", esordisce Turrini elencando le lamentele di coloro che, in questi giorni, stanno recitando il ruolo di detrattori dell'evento.
Poi prosegue scrivendo: "Alla mia veneranda età ho il diritto di prendere per buone tutte le lamentele sopra esposte. Aggiungendone una, per onestà intellettuale: ho (abbiamo?) nostalgia di una giovinezza che non tornerà. Cioè: non è vero che la F1 dei miei (vostri?) venti/trent’anni era sempre splendida. Non a caso a Las Vegas ci era già andato Ecclestone, qualche decennio fa. Ciofeca assoluta, a parte la memoria di un trionfo dell’ amatissimo Alboreto con la Tyrrell".
Dopotutto, i numeri realizzati da Liberty Media indicano che il Circus è in una grandissima fase di espansione. "Può non piacermi, ma in giro per il mondo la F1 non è mai stata popolare come adesso. Non si è mai vista tante gente negli autodromi", sottolinea il giornalista. Che in seguito giustifica il trend negativo registratosi ad Imola e Monza così: "L’Italia, causa Ferrari, è un discorso a parte".
"Sarà l’effetto Netflix. Sarà lo stile wrestling. Sarà, anche, che c’è un pubblico nuovo, che ha mediamente quarant’anni meno di me e che ha un approccio alle corse distinto e distante dal mio. Può essere, s’intende, una moda passeggera, un mordi e fuggi. Può essere che questo tipo di fans non si “fidelizzeranno”, troveranno in fretta divertimenti alternativi. Però, non è saggio ignorare l’esistenza di una realtà, sebbene per certi tratti incomprensibile agli occhi miei", osserva Turrini riferendosi agli scettici. Infine conclude scrivendo: "Dubito che la spettacolo di Las Vegas mi esalterà. Anzi, temo il peggio. Comunque, per capire se un budino e’ buono bisogna prima mangiarlo…".
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