"Ma perchè si corre negli Stati Uniti, è tutto spettacolo. Molto meglio piste come Monza o Spa". Questa era la critica più comune nei confronti del GP di Las Vegas, prima che le strade della città proponessero una gara entusiasmante, forse una delle più divertenti dell'anno. È innegabile che la Formula 1 sia cambiata negli ultimi anni, conquistando un pubblico sempre più grande, cambiando il suo piano sui social e rendendo piloti e team principal delle vere e proprie star. Chissà cosa avrebbero pensato i campioni degli anni 80 e 90 davanti alla presentazione stile incontro di boxe che si è vita domenica.
Una riflessione in merito è arrivata da Martin Brundle, commentatore per Sky Sport UK ed ex atleta per Tyrrell, Williams, McLaren e altro, che con la sua rubrica sul sito dell'ente britannico ha fatto un tuffo nel passato. "Sono rimasto nella pitlane per un po', guardandomi solo intorno e ammirando lo scenario, la Sfera, le luci e gli schermi, pensando a quanto la Formula 1 si sia evoluta negli ultimi decenni. Il personale per la mia prima gara in Tyrrell a Rio nel 1984 era composto da 12 membri, inclusi Ken e Norah Tyrrell e noi piloti. Non c'era l'hospitality, non c'era il motorhome; Stefan Bellof e io ci sedevamo nel fondo del garage o del camion. Non c'erano interazioni con gli sponsor, e le uniche attività per i media accadevano quando incappavamo nei giornalisti nel paddock. Lì però avevamo fatto una gara con delle berlinette tra piloti; Bernie Ecclestone era all'ingresso ad assicurarsi che si vendessero i programmi e si controllassero i biglietti. Il giorno delle prove libere stavano ancora finendo di verniciare il paddock, e non c'era il tetto sulla gradinata principale a coprire i tifosi dal sole. Così, i vigili del fuoco bagnavano le persone con gli idranti. Adesso siamo arrivati a queste location spettacolari, guardate da decine di milioni di spettatori e sponsorizzati dalle compagnie più grandi del mondo. Ma tutto questo non importa se la gara non è interessante".
Foto copertina x.com
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