Sulle spalle i sacrifici ripagati dai successi alla Mille Miglia, alla 24 Ore di Le Mans e alla Targa Florio. In Formula 1 una sola vittoria ed otto piazzamenti sul podio. E tanta popolarità, nella sua Milano e in tutta Italia. È l’anno decisivo. La possibile svolta professionale. Con la fiducia del Drake e la pressione di Ludovico Scarfiotti.
Il Gran Premio di Monaco, seconda prova del Mondiale. Le innumerevoli insidie dell'angusto tracciato di Monte-Carlo. Una partenza eccellente, la sua Ferrari numero 18 al comando. Appena due giri. Poi l'auto che sbanda, sull’olio perso da Jack Brabham. Denny Hulme e Jackie Stewart che ne approfittano. Beffato, ma non rassegnato. In fondo, solo due posizioni da riguadagnare. E un’infinità di giri davanti. Il differenziale che blocca Stewart: fuori uno. I rivali che perdono contatto. Hulme sempre in testa. Il complicato doppiaggio di Graham Hill. Il distacco che aumenta, la vittoria che si allontana.
La stanchezza che affiora, all’82° giro. L’uscita del tunnel, la chicane del porto a velocità insolitamente folle, ancora l’olio sull’asfalto. Il testacoda, l’impatto, il volo, l’incendio. La nube di fumo, densa, nera. I commissari, gli estintori che non bastano. Le balle di paglia che alimentano le fiamme. Il tempo che scorre, tre minuti interminabili, Lorenzo Bandini bloccato dalle lamiere dell’abitacolo. Lo sguardo smarrito di Margherita. La corsa in ospedale, le ustioni gravissime, l’intervento in sala operatoria. La lunga agonia. La drammatica fine, il 10 maggio 1967.
Articolo tratto da Grandchelem