McLaren indagata e poi assolta per possibili ordini di scuderia al GP di Monaco.
La FIA cerca un deterrente?
Di serio, nel comunicato che sintetizza le indagini della Federazione, c’è la rigorosa rilettura dell’intera gara dal punto di vista tattico, le scrupolose valutazioni sul numero ottimale di pit-stop per un circuito cittadino, il calcolo minuzioso del quantitativo di benzina imbarcato dai concorrenti sotto inchiesta, l’analisi statistica degli ingressi della safety car nella storia recente del Gran Premio di Monte-Carlo. Ridicolo invece è aver portato sotto la lente d’ingrandimento, per la prima volta, la diversificazione delle strategie di due compagni di squadra, aggrappandosi alle conversazioni radio, alla telemetria, al parere degli osservatori speciali.
La mente torna bruscamente indietro nel tempo, al vergognoso Gran Premio d’Austria del 2002, quando la vittoria di Barrichello fu regalata a Schumacher per volere di Todt. Fu allora che la FIA si decise ad introdurre il celebre articolo 151c che tuttora considera illegale “qualsiasi condotta fraudolenta che pregiudichi gli interessi dell’automobilismo sportivo”. Il punto è che il comportamento della McLaren a Monaco non è neanche minimamente paragonabile alla pagliacciata inscenata dalla Ferrari nel pomeriggio di Zeltweg, perché l’invito rivolto via radio da Ron Dennis a Hamilton, mirava esclusivamente a placare l’accanimento di Lewis che, per sua stessa ammissione, aveva già sfiorato le barriere nel tentativo di avvicinarsi ad Alonso. Eppure la FIA ha voluto vederci chiaro, tanto che ai commissari sono stati necessari ben tre giorni per approdare all’ovvietà del verdetto finale e sancire che “quando si ha un consistente vantaggio è una procedura standard chiedere di rallentare per minimizzare i rischi, così come è del tutto comprensibile pretendere che i piloti non si espongano a pericoli”. Insomma, il fatto non sussite.
In fin dei conti, un polverone apparentemente inutile. A meno che non si intendesse creare un deterrente, per spiegare una volta per tutte che il 151c non è una barzelletta. E per chiarire preventivamente che d’ora in poi, in un campionato così ravvicinato, chi cercherà di camuffare ad arte gli ordini di scuderia, magari simulando guasti o rallentamenti fortuiti, potrebbe pagare a caro prezzo la sua furbizia.
Articolo tratto da
Grandchelem