Il responsabile tecnico della Red Bull, Adrian Newey, afferma che la capacità "quasi inconscia" che possiede Max Verstappen di guidare le auto di Formula 1 lo pone al fianco degli altri grandi piloti del presente e del passato. Grazie al dominio della passata stagione Verstappen si è unito alla prestigiosa lista di altri 10 piloti che hanno vinto più di due titoli e se la Red Bull dovesse mantenere la sua posizione in testa alla classifica fino alla fine dell'attuale regolamento nel 2026, Verstappen potrebbe teoricamente portare a casa cinque titoli raggiungendo nomi del calibro di Juan Manuel Fangio e occupando una casella già aggiudicata da Lewis Hamilton e Michael Schumacher (entrambi a quota sette).
Dopo oltre quarant'anni di carriera e venticinque titoli vinti grazie alle sue auto, Adrian Newey si trova nella posizione ideale per commentare le gesta dell'olandese, cosa che ha fatto parlando ai microfoni di Autosport. Di seguito vi riportiamo le sue parole.
Adrian Newey ha dichiarato: "Penso che Max, come tutti i veri grandi piloti, abbia l'impressione di poter guidare la macchina quasi inconsciamente. Questo gli lascia un'ampia capacità di elaborazione per pensare a ciò che la macchina sta facendo, come può modificare la sua guida per adattarla alla vettura, come può cambiare l'assetto attraverso gli strumenti elettronici sul volante per aiutarlo a raggiungere gli obiettivi che si prefigge in quel particolare momento della gara e per gestire il degrado in cui si trovano gli pneumatici e quant'altro. In pratica può leggere una gara fino in fondo".
Il britannico ha poi continuato dicendo: "Credo che questo sia un aspetto che aveva già quando è arrivato in Formula 1, ma che forse ora è riuscito a sviluppare a un livello molto alto. Quindi, questo tipo di capacità di guidare l'auto in modo estremamente rapido, ma con una riserva costante, è qualcosa che Max ha, e direi che questa capacità l'avevano anche tutti i grandi piloti con cui ho lavorato durante gli anni".
Newey ha poi concluso dicendo: "Sì, è un pilota con cui è molto facile lavorare. Ovviamente è esigente, ma il suo feedback è molto buono e mai complicato. Sa come esprimere ciò che vuole dalla macchina. E poi con Gianpiero Lambiase, il suo ingegnere di gara, ha fiducia che troveremo delle soluzioni. Non sempre ci riusciamo, come successo a Singapore quest'anno, ma facciamo del nostro meglio".
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