È la Fiat 570 di Pietro Bordino e Felice Nazzaro a collaudare il macadam e il calcestruzzo delle curve di Monza, il 28 luglio 1922. E proprio Bordino diventa il primo vincitore, il 3 settembre dello stesso anno, sotto gli occhi di Luigi Facta, allora Presidente del Consiglio. La lunghezza totale del tracciato, dopo l’intervento del sottosegretario alla Pubblica Istruzione, è appena stata ridotta da 14 a 10 chilometri, per salvaguardare i valori artistici e paesaggistici della zona, ma le curve soprelevate hanno resistito alla revisione del progetto e, nel complesso, l’autodromo si mostra decisamente più attrezzato del circuito semipermanente sul quale nel 1921, a Montichiari, era nato ufficialmente il Gran Premio d’Italia.
Le emozioni si intrecciano, a pochi passi dalla villa reale, fra storie di coraggio e terribili incidenti, fra imprese leggendarie e assurde tragedie. Nel 1924 il conte polacco Louis Zborowski è la prima vittima della pista brianzola, seguito nel 1928 da Emilio Materassi che nell'impatto falcia 27 spettatori; cinque anni dopo scompaiono anche Giuseppe Campari, Mario Borzacchini e Stanislas Czaykowski. È un prezzo troppo alto: Monza cambia, rinnova la pavimentazione, riconfigura il percorso, spezza il ritmo sul giro e abbassa drasticamente le velocità. Ma non basta, perché il 26 maggio 1955, alla curva del vialone, Alberto Ascari viene sbalzato dall’abitacolo della vettura e muore sul colpo, forse nel tentativo di schivare un operaio.
La Formula 1 perderà ancora Wolfgang von Trips nel 1961, Jochen Rindt nel 1970 e Ronnie Peterson nel 1978. Eppure, il cuore pulsante di Monza resterà intatto nel tempo, acceso dall’epico trionfo di un dolorante Tazio Nuvolari in sella alla Bianchi 350 nel 1925, infiammato dallo spericolato successo di Juan Manuel Fangio sulla Maserati nel 1953, incantato dalla straordinaria rimonta di Jim Clark nel 1967, commosso dalla nostalgica doppietta di Gerhard Berger e Michele Alboreto a pochi giorni dalla scomparsa di Enzo Ferrari nel 1988, scaldato dall’incontenibile marea rossa nell’era di Michael Schumacher. Con pagine e pagine di storia ancora da scrivere.
Articolo tratto da Grandchelem