L’ex boss della Formula 1, Bernie Ecclestone, non perde occasione per offrire il suo punto di vista su quella che un tempo era la sua creatura. Le dichiarazioni del manager inglese classe 1930, a volte dirette e controverse, sono quasi sempre oggetto di dibattito proprio perché pronunciate da una delle massime personalità della storia della Formula 1.
In una recente intervista ad una testata tedesca, l’imprenditore britannico ha tessuto le lodi di Max Verstappen: ” Max è attualmente il riferimento in tutti i campi. Potresti anche metterlo in una McLaren, e probabilmente in una Ferrari o in una Mercedes, e vincerebbe ancora". Il fenomeno olandese è destinato a riscrivere la storia della categoria, tuttavia Max nella sua già longeva carriera non conosce altre realtà diverse da quelle dell’universo Red Bull. In condizioni di inferiorità tecnica, nel corso del dominio Mercedes, si è comunque distinto per talento, audacia e aggressività ciononostante tali qualità non sono state sufficienti a interrompere il dominio delle frecce d’argento.
Come accaduto di frequente nella massima categoria del motorsport, i tiolo sono arrivati quando il mezzo fornito dal team di Milton Keynes (soprattutto Honda, nda) sono stati all'altezza del fuoriclasse di Hasselt. Il giudizio di Ecclestone è probabilmente influenzato dal confronto impietoso tra Verstappen e Perez, in cui il driver messsicano è stato totalmente annichilito.
Molti addetti ai lavori si interrogano ancora sul valore aggiunto di Max nei successi della scuderia capitanata da Horner proprio in virtù della clamorosa differenza differenza tra i due piloti del team campione del mondo.
Non è assolutamente scontato che il tre volte campione del mondo possa fare la differenza con qualsiasi mezzo della parte alta dello schieramento. Proprio Ecclestone favorì il passaggio di Schumacher in Ferrari, unico asso indiscusso della Formaula 1 dopo la tragica scomparsa di Ayrton Senna. Nonostante l'imbrarazzante superiorità della pilota di Kerpen rispetto ai colleghi, il ritorno al successo del Cavallino Rampante fu un processo lungo, favorito dalla crescita del team in tutte le sue aree.
Michael Schumacher a bordo della poco competitiva F310 - Credit: guerinsportivo.it
Per intenderci Michael dimostrò nel 1996 di poter conquistare pole e vincere gare con un mezzo mediocre ma per lottare per il titolo servivano tecnici di primo livello. Per questo ragione forse le soli doti di guida di Max al servizio di Ferrari o McLaren non basterebbero da sole per rinverdire i fasti di un tempo del Cavallino Rampante o della scuderia di Woking. A meno che in un ragazzo così egocentrico non emerga la necessità di una nuova sfida che cancelli per sempre il luogo comune secondo cui i suoi successi sono frutto della superiorità del mezzo. Schumacher stimolato dal suo manager Willi Weber cedette alle sirene del Cavallino (poco) Rampante degli anni novanta nella speranza di far risorgere il team di Maranello. Verstappen chissà ...
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