Dopo che l'indagine nei confronti di Christian Horner è stata portata a termine, la Red Bull ha deciso di riconfermarlo nel suo ruolo di team principal.
I motivi più rilevanti nella valutazione che ha portato il team austriaco alla riconferma di Horner sono essenzialmente due: la stabilità sportiva in F1 e il ruolo dell'inglese nella Red Bull GmbH.
Il primo fattore è fondamentale per far sì che il percorso intrapreso dalla scuderia per diventare sempre di più "autonoma", affermandosi come un vero riferimento per i competitor, non subisca una brusca deviazione.
Il secondo, invece, non può essere trascurato. Se si considera, infatti, la struttura della Red Bull GmbH, Christian Horner è CEO di 6 delle 7 organizzazioni che la compongono.
Tra queste, per giunta, figura anche l'ultimo programma ambizioso della Red Bull in Formula 1: la Red Bull Powertrains; ovvero una struttura aziendale avviata per la progettazione e costruzione di una power unit propria.
Chiaramente, le considerazioni stimate precedentemente diventano i veri pro della scelta di confermare Horner al timone della squadra.
La sua importanza all'interno del team, sia dal punto di vista sportivo che commerciale, gli è stata (e gli va) interamente riconosciuta.
Con tutta probabilità, se l'inglese non avesse ricoperto il ruolo di team principal dal 2005 sino ad oggi, la Red Bull non sarebbe quella che conosciamo.
D'altro canto, non si può trascurare l'ingente danno arrecato alla reputazione della scuderia. Il caso Horner, infatti, secondo molteplici opinionisti, avrebbe dovuto avere un epilogo diverso.
In conclusione, possiamo affermare che la Red Bull abbia preso una decisione coraggiosa. Il valore aggiunto apportato da Christian Horner è stato ritenuto maggiore degli eventuali rischi correlati, in particolar modo dal punto di vista mediatico.
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