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28/09/2008

Gp Singapore - Gara


Gran Premio di Walter Mesiti
Non vinceva da Monza 2007 Fernando Alonso, che oggi ha firmato un trionfo storico, dal sapore speciale. E’ il settimo pilota a vincere nell’arco del campionato (dopo Hamilton, Raikkonen, Massa, Kubica, Kovalainen e Vettel), un dato importante che fa riflettere su quanto si siano rimescolate le carte con maggiore facilità soprattutto quest’anno.
Ma cos’è successo alla Ferrari? Massa partiva dalla pole, Raikkonen stava stringendo Hamilton nella morsa delle due rosse, la pioggia non sarebbe mai giunta. Ancora una volta l’imprevisto, seguito da un errore (se così si può chiamare) della squadra. Un errore che pesa tantissimo, anche se alla fine la vittoria non è andata ad Hamilton. Siamo a circa un quarto di gara: Piquet si gira e va a sbattere. Entra la safety car e non appena la pit lane è aperta entrano i leader della corsa. Ma qualcosa non funziona al box Ferrari, perché Massa commette apparentemente lo stesso guaio che fece Raikkonen a Valencia, quando ripartì in anticipo trascinandosi dietro tubo della benzina e meccanici. Possibile? La spiegazione arriva poco dopo, quando ci si accorge che in realtà Felipe non aveva sbagliato nulla: la luce del famoso “semaforo” Ferrari era verde, ovvero indicava al pilota che tutte le operazioni erano finite, soprattutto l’estrazione del sistema di rifornimento benzina.
E invece no. In realtà gli addetti al refuelling non avevano terminato l’operazione, con la conseguenza che Massa è ripartito stile Albers con la Spyker un po’ di tempo fa in Francia, ovvero con il tubo flessibile della macchina del rifornimento attaccato alla vettura, e con (guarda tu con quale ridicola puntualità si ripete la storia…) Sutil che in quel momento stava sopraggiungendo in quel tratto di corsia box. Risultato: un disastro totale. Oltre all’infortunio di un meccanico in rosso (che sta bene), Felipe ha perso ogni chance nel giro di pochi istanti. Freddamente, professionalmente e logicamente ha accostato alla fine della pit lane, attendendo a motore acceso che arrivassero correndo i meccanici Ferrari per cercare di strappare via il tubo rimasto incastrato nella monoposto. Operazione riuscita, ma alla fine dei conti inutile per il raggiungimento di un qualunque minimo risultato. A questo si è aggiunta la penalità (drive through) che stavolta i commissari hanno comminato senza troppa esitazione al brasiliano per aver tagliato la strada a Sutil, dando la mazzata del ko alla sua gara.
Peccato, peccato davvero per Felipe. Ancora una volta questo ottimo pilota, maturato e degno rivale di Hamilton per il titolo, ha perso una vittoria quasi sicura per responsabilità non sue. Tra Budapest e la gara di oggi ha lasciato per strada venti pesantissimi punti. Un vero macigno, che forse sarà decisivo nella lotta al titolo. Hamilton, infatti, ha saputo bene approfittare di quest’ennesimo regalo della sorte, portando a casa un ottimo terzo posto e sei punti che valgono come una vittoria vera e propria. Adesso, infatti, è sette lunghezze avanti rispetto al rivale, che ha chiuso senza punti.
Disastroso anche Kimi Raikkonen. Il suo andamento è al tempo stesso strabiliante e preoccupante: se i suoi giri più veloci in gara fossero vittorie, sarebbe campione 2008 già da un po’ di tempo! Ancora una volta segna il giro più rapido in gara, poco prima del patatrac di Massa. E’ autore, però, all’inizio di una partenza poco aggressiva (nonostante partisse dal lato pulito, cioè gommato, della pista) e alla fine dell’ennesimo terribile errore. Una cattiva impostazione di chicane lo ha portato a sbattere e distruggere l’avantreno della F2008 a pochi giri dalla fine. La potremmo definire “sindrome dei tre giri”, visto che alla Ferrari ormai capita quasi puntualmente qualcosa di spiacevole a tre giri (o giù di lì) dalla bandiera a scacchi.
Adesso non sorride neanche la classifica costruttori, perché la McLaren è avanti di un punto. Il team poteva uscire da Singapore con le ossa rotte e con la leadership di Massa in campionato, ma questo ormai non conta più. Conta solo ciò che è successo, contano i fatti, conta che la Ferrari sbaglia. E sbaglia troppo, proprio quando non dovrebbe farlo. L’unico a salvare se stesso dalla selva di errori è solo Felipe, che ancora può farcela. Ma perdere una gara in questo modo, dopo una pole fantastica e senza doversi preoccupare della pioggia (quando si temeva proprio quest’eventualità concreta), è una mazzata difficilmente sopportabile. Certamente si può fare molto, con altre tre gare da disputare. Però bisogna fare i conti con Hamilton e la McLaren: l’uno costantissimo quanto a risultati, l’altra indistruttibile quanto ad affidabilità. Infatti con le regole assurde di oggi va avanti chi non è altalenante. La gara di Singapore ne è un esempio cristallino.
Intanto Fernando Alonso può consolarsi con una vittoria che rilancia morale e visibilità del due volte campione del mondo e della sua squadra, che per una notte, la prima di sempre della Formula Uno, può stare serenamente sul tetto del mondo. Magari tra poche ore, quando lì sarà l’alba, il sogno sarà già svanito. Questo sogno, però, è stato scritto in una pagina di storia delle corse…