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11/04/2024 21:45:00

Chiedi alla pioggia, fatti raccontare di Donington '93


Articolo di Paolo Marcacci
Per parlare di "quel" miracolo compiuto da Ayrton Senna con la McLaren bisogna parlare prima di "quella" Williams. L'altra macchina. Quella del 1993. È quella monoposto avversaria a dare il senso più pieno all'impresa dell'uomo che in quell'occasione …

Per parlare di "quel" miracolo compiuto da Ayrton Senna con la McLaren bisogna parlare prima di "quella" Williams. L'altra macchina. Quella del 1993. È quella monoposto avversaria a dare il senso più pieno all'impresa dell'uomo che in quell'occasione riuscì a sconfiggerla; nell'anno in cui l'elettronica si è impadronita definitivamente della Formula Uno. 


Innanzitutto la FW15 deriva da una costola della FW14, di cui riprende le linee generali, pur avvalendosi comunque di un nuovo telaio dal peso ridotto, per ospitare il sistema delle sospensioni attive, che al contrario si distingue per un maggiore peso dei componenti rispetto a quello delle sospensioni tradizionali. Il primo esemplare della FW15 viene terminato prima della fine del 1992, quando ancora la FIA non si è pronunciata circa l’importante cambio regolamentare per la stagione 1993 che impone un restringimento complessivo della carreggiata, grazie anche all’adozione di coperture più strette. Questo cambiamento fa in modo che la vettura venga aggiornata alla sua versione B, la quale già contempla le modifiche elettroniche di cui sopra all’impianto delle sospensioni. Perché ciò che rende davvero insuperabile la FW15 è la sua tecnologia “nascosta”, per così dire. A cominciare dalle ormai arcinote sospensioni, che grazie al controllo elettronico hanno un’anima tutta propria, in quanto posseggono la facoltà di variare l’assetto durante la gara, con un riassetto che può essere effettuato di continuo sia dall’abitacolo, quindi dal pilota, che dal box per quanto riguarda le più complesse operazioni di set up. Tanto per citare una particolarità del dispositivo, il pilota, per mezzo di un pulsante sul volante, può scegliere di alzare o abbassare l’avantreno per far avvicinare il musetto al suolo, consentendo al diffusore posteriore di eseguire uno stallo in rettilineo, nel caso in cui occorra una maggiore velocità di punta a scapito del carico aerodinamico. Anche per i profani, è ben comprensibile di quali innegabili vantaggi godano i piloti di una simile monoposto, al confronto con tutti gli altri, anche con i maggiori fuoriclasse.

Bisogna aggiungere che le sospensioni attive permettono alla Williams di ottimizzare la resa della macchina anche a seconda delle varie fasi della corsa, perché, per esempio, possono far variare l’altezza da terra anche in base al carico di carburante e al fondo della pista, risultando sempre efficace nella gestione dell’usura degli pneumatici e senza depotenziare mai l’equilibrio dei carichi aerodinamici durante le vari fasi di gara.
Altri aspetti per i quali la FW15 ha fatto epoca – anche troppo - a livello tecnologico sono alcune notevoli “chicche”, quali il “fly by wire” (l’accelerazione elettronica), il sistema ABS, il controllo di trazione elettronico, un avanzato sistema di telemetria e vari altri ammennicoli, alcuni dei quali saranno in seguito vietati dalla FIA, poiché trasformano la già superiore Williams in una vettura imprendibile, al punto tale da non permettere agli avversari nessuna replica in termini prestazionali. Lo sanno bene entrambi, tanto Ayrton Senna quanto Alain Prost.
Con la differenza che quest’ultimo, attraverso la sua rete di rapporti soprattutto con la casa della Losanga che fornisce i propulsori e per mezzo della sua abilità diplomatica, o politica se preferite, riesce a rientrare nel Circus dalla porta principale, ossia assicurandosi proprio il volante della suddetta Williams per il Campionato del mondo del 1993.
Il Professore, forte evidentemente di un potere contrattuale ancora enorme, nonostante la lontananza più o meno forzata dalle corse nell’anno precedente, pretende e ottiene una clausola, dal team di Sir Frank: chiede alla Williams di non mettere sotto contratto Senna finché lui sarà un loro pilota. E’ un durissimo attacco sul fronte della spietatezza politica, per l’appunto; al tempo stesso, è un grandissimo tributo al suo antagonista, anche se espresso in forma indiretta.

Le prime gare confermano subito quanto di buono si era già visto durante i test invernali, con i due piloti della Williams nettamente superiori alla concorrenza. Addirittura di 1,5 secondi in media, la differenza in qualifica tra le due FW15C e il migliore degli inseguitori di turno, solitamente rappresentati ovviamente da Ayrton Senna con la McLaren o dall’emergente Michael Schumacher, a seconda delle occasioni. In gara però le cose cambiano un po’, soprattutto quando subentrano le varianti meteorologiche. L’esempio più calzante è sicuramente il Gran Premio d’Europa a Donington, dove si assiste alla più fantasmagorica delle imprese di Senna sulla McLaren motorizzata Ford. 

Innanzitutto il primo giro; "quel" primo giro, che passa alla storia come "Il giro degli dei", quando un irrequieto scenario meteorologico schiude le tende sul palcoscenico del primo giro: Senna parte quarto e resta alle spalle di Schumacher, entrambi superati da Wendlinger; è in quel momento che Ayrton sfrega la bacchetta magica nell'abitacolo: mentre gli altri, tutti gli altri traballano sui rispettivi pneumatici sotto la pioggerella, comprese le due sofisticatissime Williams di Prost e Hill partite in testa, la McLaren spinta dal modesto V8 Ford (un motore quasi "commerciale", che comunque aveva già vinto a Interlagos) inizia la sua danza, individuando traiettorie laddove le altre monoposto smarriscono le proprie. Via Schumi, Wendlinger, Hill e, in una persistenza di fradicia e impensabile accelerazione, via anche Prost: tutti sulle spalle della McLaren numero otto, prima che la prima tornata abbia termine. È accaduto davvero, anche se a raccontarlo sembra incredibile anche a trentuno anni di distanza. 

Chiedi alla pioggia. 

Poi, la roulette inglese, con gli occhi verso il cielo: piove, scorci di sole, vento che rende ogni panorama una diapositiva impossibile da prendere in considerazione; ogni pit stop è sempre il penultimo. A un certo punto Ayrton decide di restare in equilibrio sulle slick, consapevole che il cielo ha preparato lo sfondo ideale per tramutare una sua vittoria in un capolavoro. Il gioiello del giro 57, poi, quando un uomo passa per la corsia dei box senza fermarsi, nel tempo in cui ancora non c'è limitazione alla velocità. Un uomo, contro tutte le altre macchine, comprese quelle due Williams, i cui piloti per rivederlo da vicino devono avvicinarlo dai gradini più bassi del podio. 

Quando Senna taglia il traguardo, bisogna aspettare quasi un minuto e mezzo per vedere Hill; un giro intero perché arrivi anche Prost.
Chiedi alla pioggia, fatti raccontare di Donington.

Foto copertina x.com

Foto interna x.com

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