Approfittiamo della pausa, che dopo le gare avvincenti dell'ultima tranche di Mondiale ci sembrerà fin troppo lunga, per fare il punto su come e quanto, da telespettatori, ci sentiamo "assistiti" televisivamente durante la stagione 2024 di Formula Uno. All'inizio del Mondiale avevamo dato un assaggio delle nostre impressioni, premettendo che avremmo avuto bisogno di molte dirette e di molti dibattiti per capire davvero se le cose su SKY siano cambiate in meglio o in peggio.
Ora un'idea ce la siamo fatta e passa per le singole "prestazioni" se così si può dire, partendo dalla riflessione che, come in altri ambiti, il dileggio a prescindere degli "odiatori" seriali sui social non costituisce un riferimento reale per farci capire quale e quanto sia il gradimento del pubblico.
Detto ciò, promossa dopo qualche titubanza comprensibile e un po' di "ingessamento" iniziale Vicky Piria, che ha portato una buona dose di "know how" con il giusto profilo comunicativo, senza mai debordare con i personalismi, senza mai un attacco di fenomenite, senza eccessi nei tecnicismi e, cosa molto importante, senza porsi sul piedistallo rispetto alla comunità dei telespettatori.
Carlo Vanzini lo abbiamo trovato un po' meno eccessivo nei toni e un po' più portato alla riflessione durante l'analisi delle varie questioni, tanto quando le monoposto sono in pista che nei dibattiti del prima o del dopo.
Matteo Bobbi bene, decisamente, perché parte da una innata predisposizione alla comunicazione televisiva e grazie a questo aspetto anche quando si addentra nelle spiegazioni tecniche riesce a essere divulgativo, mai troppo specialistico, oltretutto senza perdere il ritmo.
Ivan Capelli, con il suo stile compassato e la sua aria che definiremmo rassicurante, oltre che con il pedigree costituito dal suo passato in una Formula Uno che ha fatto epoca, è quello che quasi sempre contribuisce a normalizzare i dibattiti e far sentire la sua autorità senza dover ricorrere a toni gridati, anzi.
Sempre più brava Mara Sangiorgio, con le informazioni dai box, lo abbiamo già scritto e ci piace ripeterlo: puntualità, efficacia, capacità di tradurre i concetti tecnici per il grande pubblico e una spiccata proprietà di sintesi per i vari aggiornamenti.
Tutto bene, quindi? Beh insomma, quasi, senza voler mancare di rispetto al lavoro di nessuno e consapevoli di alcune difficoltà di adattamento: Davide Camicioli è stato chiamato a fare un lavoro molto diverso da quelli che svolgeva in precedenza, questa è l'attenuante iniziale che gli abbiamo riconosciuto mesi fa. Ora, giunti allo snodo stagionale e senza porre in essere il confronto con la Masolin perché non sarebbe giusto, dobbiamo dire che continuiamo a trovarlo un po' troppo adrenalinico, quasi sempre sopra le righe e un po' roboante nei toni, con punte da Processo di Biscardi. La più evidente manifestazione di questo atteggiamento l'abbiamo avuta al termine del Gran Premio d'Ungheria, durante il dibattito sugli ordini di scuderia in McLaren e sulla vittoria di Piastri agevolata da Norris. Per far prevalere la sua tesi, rispettabile, ha iniziato a sovrastare ciò che diceva Piria, letteralmente sovrastandola nei toni, diremmo anche nella gestualità. Lei non ha potuto esporre compiutamente le sue ragioni e si è avuta l'impressione che Camicioli non abbia avuto la disposizione per accettare il contraddittorio e che fosse focalizzato esclusivamente nell'esibizione del suo stile un po' sopra le righe. Questo aspetto appare una stonatura, almeno agli occhi di chi scrive e assiste alle dirette, ma le attenuanti ci sono e non è impossibile limare gli atteggiamenti più eccessivi.
Foto copertina x.com
Leggi anche: Bobbi svela il punto di forza della McLaren: «Andrea Stella mi ha detto che...»