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31/10/2024 11:00:00

Leclerc cresce e impara in Ferrari: non chiamatelo solo «predestinato»


Articolo di Prisca Manzoni
Dalle parole in conferenza stampa prima del GP del Messico e dalla sua guida, Charles Leclerc ha dimostrato una grande crescita e maturità. Nel suo destino ci sarà anche qualcosa di segnato, ma gran parte è frutto del suo lavoro.

"Il Predestinato". Questa è l'etichetta che da anni si porta appresso Charles Leclerc; un soprannome nato dai media italiani che col tempo si è sparso in tutto il mondo. D'altronde, sembrava davvero che tutti i dettagli della vita del monegasco lo avessero portato in direzione della Ferrari, dalla sua amicizia con Jules Bianchi alla firma con la FDA. Da quando firmò con la Sauber si sapeva che quel ragazzo aveva talento, e che il suo salto alla Rossa era una questione di "quando", non di "sé".

Eppure, col passare del tempo questo soprannome sta diventando quasi stretto, perché quello che sta conquistando non è questione di una storia scritta nelle stelle, ma di duro lavoro e sacrificio. Quello che il destino gli ha consegnato è una solida dose di talento puro e velocità grezza, quella scintilla che distingue i futuri campioni dalla mediocrità, e di questo si sono accorti tutti. Ma attribuire i suoi successi a una questione quasi genetica sarebbe come sminuire il tremendo lavoro che ha fatto nel corso della sua carriera, e che continuerà a fare negli anni. Lo ha detto lo stesso monegasco in conferenza stampa prima del GP del Messico: "La mia più grande debolezza quando sono arrivato in Ferrari era l'essere impaziente, e a volte ne risento ancora. Adesso credo di aver trovato l'equilibrio giusto; questo non significa che sono contento di essere distaccato di un decimo, e farò sempre del mio meglio per limarlo, anche se a volte andrò ancora oltre al limite e farò un incidente. Quello su cui ho imparato molto è stato trovare l'equilibrio. Succederà ancora che spingerò troppo, ma so che nel corso della stagione paga di più avere questo approccio che tenersi qualcosa in tasca". 

Questa sua foga è stata per tempo la critica più grande che gli veniva mossa. "Fa troppi incidenti" si dice dal divano di casa, quando non si vede come Leclerc abbia lottato contro i limiti delle monoposto per tante, troppe stagioni, e che certi risultati la Ferrari li deve proprio imputare a questa sua qualità. Il monegasco avrà anche peccato di "follia agonistica" per anni, ma la guida di adesso è frutto di una grande maturità, specialmente nella gestione della gomma e nella visione della gara. Di ore e ore al simulatore, di incontri con gli ingegneri, della sua capacità di ascoltare gli ordini e di non strafare, come si è notato anche in Messico, quando ha obbedito alla richiesta di Bozzi di fare un costante lift and coast. Quindi non chiamatelo "predestinato". O meglio, non chiamatelo solo "predestinato": i suoi numeri non sono frutto di un regalo celeste. 
 

Foto copertina x.com

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