Durante il weekend del Gran Premio di Monaco, il presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem ha confermato ufficialmente la sua intenzione di candidarsi per un secondo mandato alla guida della Federazione Internazionale dell’Automobile, dicendo che "tre anni non sono abbastanza per un mandato molto difficile e solo a volte piacevole". Ma è stata un’altra la frase che ha attirato l’attenzione dell’intero paddock: una riflessione netta sullo squilibrio economico tra chi gestisce la Formula 1 e chi la governa.
“Non ha senso che un pilota o un team principal guadagnino più di tutta la FIA, che gestisce il campionato”, ha dichiarato senza giri di parole il dirigente emiratino, in un’intervista concessa all’agenzia Reuters.
Parole destinate a far rumore. Se è vero che la parte commerciale della F1 è oggi gestita da Liberty Media, resta il fatto che l’organizzazione sportiva e regolamentare è affidata alla FIA. Ed è qui che nasce lo squilibrio messo in luce da Ben Sulayem: i compensi multimilionari di figure come i team principal o i piloti top contrastano con i budget molto più contenuti della Federazione, responsabile della sicurezza, del regolamento tecnico e sportivo, della supervisione degli eventi.
Il presidente uscente ha parlato anche del percorso intrapreso durante il suo primo mandato, soffermandosi in particolare riguardo le tante figure che hanno lasciato la federazione negli ultimi anni: “Ho ripulito la casa FIA”, ha affermato con orgoglio, rivendicando poi sia il ritorno a un bilancio in attivo – 4,7 milioni di euro dopo anni in rosso, sia l’approvazione della candidatura Cadillac per il 2026, nonostante le iniziali resistenze da parte della F1.
Il mandato di Ben Sulayem, iniziato nel 2021, non è stato però privo di polemiche. Dalle tensioni con Liberty Media alle accuse di sessismo, dai regolamenti sulle dichiarazioni pubbliche fino alla gestione interna della Federazione, il presidente ha spesso fatto discutere. Ma sembra intenzionato a proseguire per la sua strada, con una frase che suona come una dichiarazione di guerra ai critici: “Forse sto facendo qualcosa che li irrita. Ma non mi interessa”.
In attesa di conoscere eventuali sfidanti – si parla del due volte campione del mondo rally Carlos Sainz, padre dell’attuale pilota Williams ed ex Ferrari – la riflessione sugli equilibri economici resta sul tavolo. Chi garantisce il funzionamento sportivo della Formula 1 può davvero essere sottopagato rispetto a chi corre o dirige i team? Una domanda legittima, che merita di essere discussa nel momento in cui si negozia il nuovo Concorde Agreement, l’accordo che regolerà il futuro della Formula 1.