Il Gran Premio d’Austria ha segnato negativamente, forse in modo definitivo, la corsa al titolo di Max Verstappen. Lo zero in classifica, frutto del contatto al primo giro, rappresenta un duro colpo per il campione olandese. Eppure, in mezzo alla delusione, Max ha mostrato un lato sorprendente: quello del veterano che protegge il giovane talento.
L’incidente è avvenuto subito dopo il via: Kimi Antonelli ha bloccato le gomme in frenata, toccando prima Liam Lawson e poi, in modo più rovinoso, la Red Bull del quattro volte campione del mondo. La gara di Verstappen è finita lì, quella del giovane italiano anche. L’unico a tagliare il traguardo è stato Lawson, sesto al traguardo con la miglior prestazione in carriera.
“Ogni pilota ha commesso un errore simile nella propria carriera”, ha dichiarato Verstappen ai microfoni dopo aver rivisto le immagini. “Kimi è un grande talento, imparerà da questo e va tutto bene”.
Un gesto che va oltre il semplice fair play. Verstappen non si è limitato ad assolvere Antonelli, ma lo ha anche incoraggiato e difeso davanti ai media. “Ho semplicemente chiesto cosa fosse successo, perché era l’unico vicino a me in quel momento. Ero sicuro che mi avesse colpito, poi ho visto i replay ed quello che è successo, fa parte delle corse”, ha spiegato il pilota Red Bull.
Per aver provocato l'incidente, il pilota Mercedes ha ricevuto una penalità di 3 posizioni in griglia (e 2 punti sulla patente di guida) da scontare al prossimo gran premio, che si disputerà a Silverstone il primo weekend di luglio.
Antonelli, da parte sua, ha ammesso subito l’errore e si è scusato con Max, senza però riuscire a sentire chiaramente cosa gli avesse risposto il campione olandese. Ma il messaggio, poi reso pubblico, è chiaro: sostegno, comprensione e fiducia nel futuro.
Già in passato Verstappen aveva speso parole importanti per Kimi, definendolo uno dei giovani più promettenti del panorama internazionale. Il gesto di ieri conferma quella stima, ma racconta anche qualcosa di più: un Max più maturo, consapevole del proprio ruolo nella F1, capace di guardare oltre il risultato e dare valore al futuro della categoria.
Per chi ha vissuto la F1 di qualche decade fa, il gesto di Verstappen non può non ricordare, per certi versi, quanto accadde al GP di Francia del 1992, quando un giovane Michael Schumacher entrò in collisione con Ayrton Senna nelle prime fasi della corsa. Dopo il contatto, fu proprio Senna ad avvicinare Schumacher ai box per dirgli con fermezza: “Se vuoi davvero diventare campione, devi imparare a usare la testa”. Nessun insulto, nessun teatrino: solo l’autorità di un campione che riconosceva nel giovane talento un potenziale da plasmare, poi dichiarato apertamente anche davanti alle telecamere. Oggi, con parole diverse ma lo stesso spirito, Verstappen ha scelto di insegnare invece che condannare, dando un messaggio forte e raro nel panorama iper competitivo della Formula 1 moderna.
In un momento in cui la pressione e la competitività dominano il paddock, questo scambio tra generazioni merita di essere sottolineato. Perché anche nei giorni neri, un campione sa riconoscere chi può diventarlo.
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