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14/08/2025 07:00:00

E se Verstappen provasse davvero la VCARB-02?


News di Daniele Muscarella

La VCARB-02 della Racing Bulls è stata pensata per essere una macchina semplice da guidare, il contrario della sorella maggiore di Milton Keynes: la RB21, velocissima ma con una finestra di utilizzo ristretta. Il risultato si è visto: debutto travolgente di Isack Hadjar e rilancio di Liam Lawson (ottavo in Ungheria e davanti a Verstappen), a conferma di una piattaforma “amica” del pilota. Ma se, per un giorno, quella monoposto finisse nelle mani del campione del mondo?

Alan Permane, nuovo team principal della Racing Bulls, rivendica la scelta progettuale: “È qualcosa su cui abbiamo lavorato durante l’inverno e ci siamo resi conto di avere una vettura piacevole da guidare. Dopo il Bahrain siamo stati più fiduciosi, e questo ha indirizzato il resto dello sviluppo.” Non solo un’auto per crescere i giovani, insiste Permane: “Non era il focus. Aiuta con i rookie, certo, ma sospetto che anche un top driver la troverebbe comoda e saprebbe estrarne la prestazione.”

Qui nasce la provocazione: un filming day con Max Verstappen sulla VCARB-02. In teoria si può: 200 km con gomme demo e una giornata “protetta” dai riflettori del weekend. I benefici? Un benchmark diretto del potenziale della vettura di Faenza, un confronto reale con i dati di Hadjar e Lawson, feedback tecnico di altissimo livello. Quando gli è stato chiesto a Budapest se la tentazione ci fosse mai stata, Verstappen ha sorriso: “Meglio non parlarne.”

Il punto, infatti, non è solo tecnico. In un paddock che discute da anni del rapporto tra team “principale” e “satellite”, un test così accenderebbe l’ennesimo faro sul tema A/B team. Andrea Stella, numero uno della McLaren, ha rilanciato il dibattito: “La questione dell’indipendenza va discussa per mettere lo sport in una posizione solida e corretta, tutelando chi opera in modo pienamente indipendente.” Con la FIA orientata a chiarire e irrigidire i rapporti operativi nel 2026, l’opportunità politica di evitare fraintendimenti pesa quasi quanto quella tecnica.

C’è poi un limite pratico: come ha sottolineato Laurent Mekies, le due vetture hanno ormai divergenze tali da ridurre l’utilità di un trasferimento diretto di sensazioni e set-up. A questo si sommano gli sforzi già proiettati verso i nuovi regolamenti 2026, con pacchetti di aggiornamenti in pipeline da mesi e margini di manovra limitati da vincoli di ATR e budget cap.

Resta, però, la domanda che intriga addetti ai lavori e tifosi: una monoposto così “rotonda” e permissiva, nelle mani di un fuoriclasse, quanto ancora potrebbe svelare? Se la VCARB-02 aiuta i debuttanti a esprimersi, un riferimento assoluto potrebbe non solo confermarne l’equilibrio, ma mettere in luce aree di performance finora inesplorate. Forse quel test non accadrà mai — per opportunità politica e tempistiche di sviluppo — ma l’idea che la “sorellina” possa brillare anche con un veterano resta più che una fantasia: è un what if tecnico che merita di essere preso sul serio.

Nel frattempo, la lezione è chiara: in un’era in cui molte vetture chiedono al pilota di “ballare sulla punta degli spilli”, la scelta di Faenza dimostra che un progetto guidabile non è sinonimo di mediocrità, ma un diverso percorso per arrivare in alto. E se un giorno Verstappen salisse davvero a bordo, capiremo quanto alto.

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