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27/09/2025 22:30:00

Addio ad Enzo Osella, il coraggioso pioniere che sfidò i giganti della Formula 1


News di Daniele Muscarella

Ci lascia oggi, all'età di 86 anni, Enzo Osella. Si chiude un capitolo fondamentale dell’automobilismo italiano. Meccanico, manager, costruttore: un artigiano del talento che ha trasformato una passione tenace in un progetto capace di sfidare i giganti.

L’avventura di Enzo nasce in Piemonte: nel 1965 a Volpiano fonda la sua struttura, dopo gli anni a fianco di Abarth, iniziando con le sport e crescendo nelle formule minori fino a diventare un riferimento per tanti giovani piloti. La sigla Osella Corse diventa sinonimo di vetture leggere, ingegnose e competitive nelle gare in salita e nei prototipi, terreno dove l’industria incontra l’officina e vince la cultura del fare.

Ma è nel 1989 che Enzo compie il salto più audace, fondando l'omonima scuderia e facendo il suo ingresso ufficiale in Formula 1. Con risorse limitate e idee chiarissime, Osella porta in pista la FA1 e, per un intero decennio, tiene duro contro colossi come Ferrari, McLaren e Williams. Nel periodo 1980-1990 il team disputa 132 Gran Premi, ottiene due arrivi a punti e segna complessivamente 5 punti iridati: numeri che, letti fuori contesto, non raccontano fino in fondo la grandezza dell’impresa, ma fotografano la coerenza di un progetto indipendente e caparbio.

La storia sportiva di Osella è anche una scuola di vita per chi ha vestito quei colori: da Cheever a Ghinzani, da Jarier a Caffi, fino a Grouillard negli ultimi anni. Tra qualifiche conquistate con il coltello tra i denti, ritiri dolorosi e qualche giornata di gloria, la piccola squadra piemontese ha saputo resistere dove molti hanno rinunciato, prima di cedere il passo a Fondmetal e tornare alle origini, là dove le sue creature hanno continuato a vincere nelle cronoscalate e nelle serie nazionali.

Quella che lascia Enzo Osella è l’eredità di un pioniere: progettare, costruire, rischiare. Un uomo che ha fatto del coraggio pionieristico una cifra identitaria e che ha dimostrato come la competenza possa moltiplicare un budget modesto. Nella memoria degli appassionati resteranno le sue macchine blu, la cultura del lavoro, l’ostinazione nel cercare soluzioni “possibili” a problemi “impossibili”. E soprattutto l’esempio di chi, senza clamore, ha tenuto viva una certa idea di corse: essenziale, dura, sincera.

Oggi salutiamo un costruttore che ha dato forma alla passione italiana per i motori e che ha insegnato a una generazione che, anche controvento, si può lasciare un segno. Addio, Enzo: il tuo cammino resta una traccia per chi sogna, studia e lavora nel motorsport.