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11/11/2025 07:30:00

John Elkann, cavallino sparlante


Articolo di Paolo Marcacci
- Chi te scrive i testi, Iva'? - chiedeva un invitato a Ivano (Carlo Verdone) nell'episodio più trash di "Viaggi di nozze". La stessa domanda ci echeggia nelle orecchie dopo aver sentito le parole in (troppa?) libertà di John Elkann

Stavamo meglio prima. Prima che John Elkann si pronunciasse, con tutto quel "mischione" di argomenti che - nota a margine - ha pure tolto un po' della meritata vetrina alla vittoria, storica, della Ferrari nel Mondiale Endurance. 
 

- Chi te scrive i testi, Iva'? - chiedeva un invitato a Ivano (Carlo Verdone) nell'episodio più trash di "Viaggi di nozze". La stessa domanda ci echeggia nelle orecchie dopo aver sentito le parole in (troppa?) libertà di John Elkann. Ossia, il vertice. Non era una riuscita imitazione, per quanto venata di iperrealismo: era proprio lui, quando ha voluto infilare la delusione di Interlagos nelle dichiarazioni celebrative dell'impresa di Pierguidi, Giovinazzi e Calado. 

Si può essere padroni, senza saper essere leader: mai riprova fu più autorevole. 

Dunque, in ordine sparso: i meccanici sarebbero bravi solo perché "campioni del mondo di pit stop", il che vuol dire non conoscere nulla della loro molteplice, poliedrica operatività. 
Gli ingegneri avrebbero "migliorato la macchina", ossia quella SF - 25 che ha dato grattacapi sin dall'inizio per lo schema delle sospensioni e per l'altezza da terra, per le criticità dovute alla temperatura degli pneumatici e per la necessità di stravolgere in corso d'opera il disegno della sospensione posteriore. Senza contare che ora, per pubblica ammissione di Vasseur, lo sviluppo della vettura e gli aggiornamenti sono stati interotti. Come a dire che non vale più la pena tentare di migliorarla. 

Dulcis in fundo, la tirata d'orecchie ai piloti: secondo Elkann parlano troppo, due come Hamilton e Leclerc che sin dall'inizio della stagione combattono, letteralmente combattono, con e contro una monoposto che ha dato loro una evidente difficoltà d'interpretazione, l'impossibilità di trasformare in dati certi le risposte più decorose che la macchina ha dato (guarda caso quando i piloti sono riusciti a far valere e far ascoltare le loro impressioni e le loro indicazioni). 

Forse Elkann finge di non ricordare (o non sa?) che una volta ingaggiato Hamilton la Ferrari avrebbe dovuto metterlo in condizione di catalizzare più d'una eccellenza ingegneristica attraverso lo stimolo di lavorare con lui, non lasciarlo solo dopo averne sfruttato (giustamente) il volano pubblicitario. Avrebbero dovuto ascoltarlo, sia per quanto riguarda lo sviluppo che per le tattiche e le strategie; lo hanno invece esposto alla mancanza di una filosofia progettuale e alle labilità di un organigramma le cui fondamenta poggiano ancora sulla sabbia. 

A sentire Elkann, si avverte la sensazione che la Ferrari attuale non sappia cosa sia stata la Ferrari fino a una ventina di anni fa: questo è l'aspetto più mortificante. 

A John, chi te scrive i testi?