Sebastian Vettel vince ancora. E’ un poker di vittorie consecutive (Spa, Monza, Singapore e oggi Corea) che lo proietta verso un altro poker ben più impressionante: la parità di titoli con un certo Alain Prost, soprannominato “il Professore” e inferiore solo a Juan Manuel Fangio e Michael Schumacher. Una vittoria, quella odierna a Yeongam, che può definire il tedesco imbattibile ma non inarrivabile: i distacchi monstre visti due settimane fa sul tracciato di Marina Bay non si sono affatto ripetuti. Sì, perché le Lotus (più delle Mercedes) sono riuscite a stare ragionevolmente vicine alla Red Bull di Vettel.
Allo start solito film: Sebastian schizza via dalla pole, va in testa alla prima curva e lo spettacolo è finito. Anzi no, perché nonostante sia stato saldamente in testa gli avversari alle sue spalle non sono rimasti lontano. Questa volta la vera assente è stata la Ferrari, che ormai ci aveva abituato ai secondi posti di Alonso. Oggi le cose per la F138 erano incredibilmente più difficili di quanto non fossero a Singapore: più veloci le Mercedes in qualifica, molto più consistenti le Lotus in gara e a sorpresa si è vista una Sauber molto in forma, a conferma delle prestazioni mostrate nella gara precedente. Lo status della Ferrari era ben comprensibile grazie a quel camera car di Alonso all’inseguimento di (guarda un po’) Nico Hulkenberg.
Già, proprio lui, il tedesco silurato (a quanto pare) dalla Ferrari nella scelta del pilota che avrebbe sostituito Felipe Massa nel 2014. Nonostante Fernando abbia condotto la solita gara in attacco, senza mai arrendersi, la velocità in uscita di curva della Sauber (che tra l’altro ha il motore Ferrari) era ben evidente e lasciava poco adito a tentativi di sorpasso, ala mobile inclusa. Una Rossa che ha dovuto combattere contro tutto, ormai consapevole che gli sviluppi non servono più, che è meglio pensare solo all’anno prossimo per l’ennesima frustrante volta.
Bellissima la gara delle Lotus, come dicevamo. Grosjean finalmente sembra in grado di non commettere errori e di andare forte come faceva nelle categorie inferiori (vedi Gp2) ma ha dovuto arrendersi alla maggiore velocità del suo compagno di squadra. Kimi è in stato di grazia e conferma con sempre più forza la giusta scelta della Ferrari, che ha bisogno di piloti così. Non ci sentiamo di dire che la sua Lotus oggi avrebbe preso la Red Bull vittoriosa ma quasi. Crollo, invece, per le Mercedes, tornate al vecchio schema: veloci di sabato e dispersive di domenica, complici una certa usura gomme (comune a tutti) e un problema assolutamente anomalo al muso della vettura di Rosberg, che si è staccato dagli agganci senza apparenti cause.
C’era l’incognita del meteo a fare da spauracchio. Alla fine, però, non solo non è arrivato il temuto tifone ma neanche l’attesa pioggia. Questo ha permesso di evidenziare il gran livello di usura di cui abbiamo accennato poc’anzi (qui si usavano le stesse mescole di Singapore: medium e supersoft), sofferto un po’ da tutti e paradigmatico nel crollo prestazionale subito improvvisamente da Lewis Hamilton quando si trovava nelle primissime posizioni. La Pirelli rivive un po’ il fantasma delle rotture avvenute in Gran Bretagna, seppur con modalità differenti: Perez ha subito una delaminazione spaventosa in piena accelerazione (il battistrada si è staccato dalla struttura dello pneumatico). C’è da riflettere sicuramente anche su questo.
A farci saltare sulla sedia, però, ci sono state alcune manovre spettacolari: su tutte il duello tra Hamilton e Alonso al giro 48, con continui incroci di traiettoria ed emozioni vecchio stile. Per non parlare poi del sorpasso da brivido di Raikkonen sul rettifilo principale ai danni di Grosjean, il quale ha tentato una difesa da cardiopalmo stringendo con cattiveria il finlandese al limite della carreggiata. Non ci sono state solo emozioni “positive”, però: i coreani hanno dimostrato di non essere all’altezza di gestire, sul tracciato di Yeongam, semplici emergenze come una vettura incendiata a bordo pista (Webber, dopo essere stato speronato da Sutil). Troppe fiamme lasciate lì a lambire senza pietà la monoposto, con il colmo raggiunto quando è stato fatto entrare in pista un mezzo non ufficiale della Fia senza preavviso con le vetture che stavano sopraggiungendo. Situazione estremamente pericolosa (altro che passaggi tra piloti a fine gara) e al limite della pura incoscienza.
In classifica la situazione è ovviamente tutta a favore di Sebastian Vettel, ormai sempre più lontano da Fernando Alonso, che accusa ben 77 punti di svantaggio. Per essere concreti: se lo spagnolo dovesse ritirarsi o prendere solo due punti (nono posto) nella prossima gara con il rivale vincente, Vettel sarebbe ancora campione del mondo. E’ ragionevole credere che Alonso non prenderà così pochi punti a Suzuka, a meno di imprevisti. Ancora più ragionevole immaginare che Sebastian vincerà ancora in Giappone: a parte l’edizione 2011, dal 2009 in avanti il gran premio del paese del Sol Levante è una questione che appartiene solo a Vettel. Come il resto.