Leggi l'articolo completo su formula1.it

12/05/2002

Gp Austria: gara


Articolo di Walter Mesiti
Vittoria numero 58 per Michael Schumacher

Ciò che fa più notizia, in questo gran premio, non è tanto la vittoria della Ferrari, che, oramai, sembra naturalmente scontata, ma le decisioni prese dal team; decisioni che hanno condotto ai fischi degli spettatori di fronte al podio. Decisioni che hanno fatto letteralmente morire lo sport, la competizione, lo spirito del trionfo. Non si sta criticando il team di Maranello, che, invece, va lodato per l’eccellente e superba vettura prodotta, ma si sta criticando l’andamento generale di questa Formula Uno, che sembra scivolare sempre più verso il non controllo. Sin dalla partenza si è visto un interessante spettacolo: Rubens partito bene, Michael con un ottimo spunto, ma in grado di mettere paura al fratello Ralf, con le solite mosse intimidatorie cui il tedesco ci ha abituati, attuate contro la Williams del proprio parente. Esemplare la partenza di Heidfeld, passato dalla terza fila alla terza posizione, dietro le Rosse dominatrici. Nei primi quindici giri ci si rende conto che la F2002 è davvero di un altro pianeta: già più di una ventina i secondi di distacco dal resto del gruppo! Un piccolo colpo di scena, come se qualcuno avesse voluto fermare improvvisamente la vetture emiliane: a Panis esplode il propulsore nel bel mezzo del rettifilo principale, va in testacoda per il bloccaggio delle ruote, e si ferma nel centro della carreggiata, costringendo all’entrata della Safety Car. Distacchi annullati! La rimonta Ferrari vanificata in poco tempo; al ventisettesimo giro si verifica un ennesimo incidente, particolarmente grave: Heidfeld, poco prima della Remus Kurve, commette un errore di frenata (che all’inizio era stato nascosto con una rottura all’impianto frenante), che lo fa andare in testacoda ad alta velocità, tagliando di netto la lentissima curva da 65 km/h circa, e colpendo con il posteriore della vettura il pieno centro della Jordan di Takuma Sato. Il giapponese ha subìto un enorme choc: in principio era rimasto fermo all’interno della sua monoposto, successivamente è intervenuta la Medical Car, coadiuvata dall’entrata in scena di ulteriore personale. Si rivivono le scene di Spa 2001, di Silverstone 1999, e la paura di un brutto colpo per Sato si fa sempre più grande… Altra entrata, quindi, della macchina d’emergenza, con un altro annullamento di distacchi. La ripartenza si ha dopo quasi dieci giri di fiato sospeso, quando poi si saprà che, nonostante all’inizio fosse stato intubato per perdita di conoscenza, in realtà Sato era in posizione seduta e riusciva a parlare. Preoccupazione quasi svanita, ed ai primi quattro posti ci sono loro, le due squadre contendenti, le due rivali: Ferrari e Williams, a combattersi con efficacia, in un simpatico trenino rosso e bianco. Successivamente le due vetture di Grove si fermeranno ai pit prima delle Rosse, senza modificare comunque la propria pianificazione delle soste; nella scuderia italiana, invece, si attuerà una certa elasticità, permettendo così di accumulare ulteriori secondi (concessi da questa fantastica, spaziale F2002) per effettuare le fermate il più tardi possibile dopo le Williams; classica strategia per giungere alla vittoria; la quale arriva, si, ma già a tre giri dalla fine si nota qualcosa di strano: Rubens è in prima posizione, Michael gli sta dietro, ed è sempre più vicino… Poi, ai box, Jean Todt passa un foglietto di carta a Ross Brawn, e le intenzioni diventano chiare: pochi metri prima della bandiera a scacchi, il brasiliano cede il proprio primo posto, la propria seconda vittoria in carriera, meritatissima oltre ogni dubbio, al compagno di squadra, che, dopo, sul podio, gli cederà, giustamente, non solo la coppa del vincitore, ma anche il gradino più alto su cui salire durante la manifestazione della premiazione. Idem nel corso della conferenza stampa post gran premio. I commenti di Patrick Head sono stati durissimi, in quanto ha affermato di non aver mai visto un atto così disgustoso nel corso di quasi trent’anni di lavoro in F1. Ma quest’esagerazione andrebbe sminuita, perché in passato, a partire dal tradimento imolese di Pironi contro il grande Gilles Villeneuve, si è visto anche di peggio, e non solo in Ferrari. Procedendo con l’ordine di arrivo della gara corsa oggi in Austria, troviamo al terzo posto Montoya, non molto incisivo, ma fortunato, in quanto per pochi centimetri non ha fatto la stessa fine di Sato. Quarta l’altra Williams, quella di Ralf, ormai non più in grado di reagire alle mosse intimidatorie del fratello maggiore. Quinto Fisichella, finalmente con un paio di punti da intascare, dopo una giornata così difficile per il team Jordan; sesto Coulthard, oramai capace solo di raccogliere briciole. Settimo Button, a conferma della costanza di rendimento Renault, seguito da Salo e McNish, quindi le due Toyota. Decimo Villeneuve, autore di numerosi sorpassi mozzafiato, fonte primaria di spettacolo, fermato alla fine del gran premio da una defaillance della monoposto. Andiamo ai ritiri, che sono numerosi: Frentzen, Webber, Trulli (poi dicono che non si tratta di sfortuna… la sua Renault umilia costantemente le prestazioni del bravo abruzzese), Yoong (una bella fiammata dal motore), Irvine (idem), Heidfeld (il celebre incidente che poteva costare moltissimo a Sato…), Sato, Panis, Massa, Raikkonen (a Stoccarda alcune teste rischiano di cadere, se i propulsori continuano a comportarsi in questo modo…), Bernoldi, De La Rosa (la Jaguar ha quasi toccato il fondo…). Il prossimo appuntamento sarà a Montecarlo, per il gran premio più chic del mondiale. Esattamente tra due settimane si riaccenderanno lì i motori della F1, ma con una piccola “storica” differenza: le prove libere del giovedì non avranno luogo, e si correranno regolarmente il venerdì, come in tutti gli altri weekend della stagione.