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12/12/2022 12:20:00

Ferrari, Capelli: «Nel '92 progetto monco». Poi afferma: «Marchionne ha commesso un errore, vi spiego»


News di Giuseppe Canetti

Ivan Capelli, ex pilota della Ferrari e opinionista televisivo, è intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport per una lunga chiacchierata in cui si è soffermato sulla sua esperienza al Cavallino e sulla situazione attuale del team. Ve ne proponiamo un estratto molto interessante.

Capelli tra passato, presente e futuro della Ferrari

Capelli ha innanzitutto parlato della sua stagione 1992, l'unica trascorsa alla guida della Rossa prima di passare alla Jordan.

"Soffrimmo la difficoltà di un progetto monco. L’aerodinamica doveva essere il punto forte della F92AT, peccato però che la Williams avesse le sospensioni attive. Quindi, il presupposto di avvantaggiarci dallo studio in galleria non si concretizzò. E, anche il motore non era all’altezza. In più, l’arrivo di Montezemolo aveva innescato un cambiamento, quell’anno ci fu l’avvicendamento al vertice della Gestione sportiva tra Claudio Lombardi e Harvey Postlewhaite, con il primo che passò a occuparsi solo dei motori".

Venendo invece alle questioni attuali, l'ex pilota italiano ha analizzato la situazione del Cavallino, rimasto orfano - causa l'addio di Binotto - di un leader che possa trascinare la squadra verso un 2023 di successi.

"Se paragonato all’organigramma delle altre squadre, si è visto come rivestire diverse cariche non funziona", ha detto Capelli riferendosi al doppio impiego team principal-direttore tecnico che ricopriva Binotto. Poi ha aggiunto: "Nella Formula 1 di oggi c’è talmente tanto lavoro, tante cose alle quali stare dietro, che da solo non ce la fai. Sergio Marchionne ha sbagliato a creare un’organizzazione molto orizzontale? Sì, probabilmente c’erano un progetto e una visione che miravano ad accentrare su una persona sola i punti cruciali. Ma abbiamo la dimostrazione che gli altri team riescono a essere più reattivi ed efficaci. Più che altro, il male della Ferrari degli ultimi anni è che arriva metà stagione e la macchina non si sviluppa più. E questo, forse, è l’evidenza del limite organizzativo: perché se a inizio anno tu vivi un momento di relativa tranquillità, essendo ancora alla scoperta del progetto, nel momento in cui si crea la sovrapposizione tra lo sviluppo della macchina e l’impostazione di quella successiva, aggiungendo magari le problematiche di un motore non affidabile... tutto questo fa sì che se tutti i problemi ricadono su di te, ne risolvi la metà, e lo sviluppo non lo fai".

Focalizzando la propria attenzione sul tema "direttore tecnico", ha continuato: "Di sicuro in Ferrari di tecnici validi ce ne sono, la macchina 2022 è buona, ha fatto pole position, si è dimostrata veloce. Poi ha avuto pecche di affidabilità, di gestione dei pit stop e strategie, ma la base c’era. Però manca chi indica la strada, è il pezzo mancante più importante, oggi in Ferrari". 

Infine, riguardo un possibile ritorno di Simone Resta a Maranello, ha chiosato: "L’andare avanti e indietro, fare esperienze diverse, non è un problema, anzi, ti arricchisce e fa vedere diverse realtà, team dove ti puoi permettere di tutto e altri dal perimetro rigido entro cui muoverti. Detto questo, il progetto di una F1 oggi è così complicato, che trovare persone dell’esperienza di Adrian Newey, per fare un nome, o altri ingegneri che abbiano una cultura così vasta, è difficilissimo. Se non mi sbaglio, l’unico ingegnere che ha lavorato con vetture a effetto suolo è proprio Newey, papà di quella Williams che nel 1992 sbaragliò il campo. E guarda caso, quando quest’anno la Fia ha introdotto la Direttiva 39 per attenuare l’effetto del porpoising (il saltellamento; n.d.r.) in Red Bull non hanno battuto ciglio, probabilmente avevano già visto, e risolto dall’inizio, il problema".

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Foto interna www.twitter.com; Foto copertina Instagram Capelli