Sull'ultimo numero del settimanale Autosprint è stata pubblicata un'interessante intervista dell'ex ferrarista Jean Alesi. Il francese ha esaminato i momenti più importanti della stagione 2022 in casa Ferrari, raccontando il suo punto di vista. Di seguito vi riportiamo le sue parole.
Jean Alesi non è solamente un ex pilota Ferrari, ma è un vero e proprio tifoso del team italiano, rispettato da tutti i fan del Cavallino che ricordano il suo impegno nella prima metà degli anni 90 per assicurare al team dei risultati decenti con una macchina in fase di rinascita e di sicuro non vincente. Il suo punto di vista è rimasto negli anni uno dei più autorevoli e rispettabili di tutto il paddock, specialmente riguardo il team italiano.
Parlando della stagione di Formula 1 appena conclusa Alesi ha iniziato il suo intervento commentando il grande cambio regolamentare, con il ritorno delle vetture ad effetto suolo, ricordando come a inizio stagione la Ferrari avesse la macchina migliore dello schieramento.
"Certo, migliore non significa assolutamente perfetta e difatti poco a poco è subentrato qualche difetto di affidabilità, che si è quindi manifestato a più riprese, privando la squadra di risultati che sarebbero stati molto importanti e meritati. Da lì è cominciato il lavoro di grande affinamento e di intervento in ottica futura e sono certo che i due filoni di impegno riguardano proprio il raggiungimento di un ottimo livello di affidabilità da una parte e del miglioramento della capacità di produrre strategie dal muretto, dall'altra».
Un argomento su cui l'Avignonese di Sicilia non ha utilizzato mezzi termini è stato quello delle strategie discutibili del cavallino, ha infatti dichiarato: “Siamo sinceri, lo scorso anno dal punto di vista delle tattiche del muretto la Ferrari è stata a tratti inguardabile. Lo scorso anno c'è stato anche un miglioramento innegabile, un salto di qualità, ma accompagnato ad esso si sono verificati troppe volte anche dei problemi e alla fine quello a pagarne le conseguenze è stato Mattia Binotto".
Parlando infine del cambio ai vertici in quel di Maranello, con le dimissioni del team principal italo-svizzero e l'arrivo di Vasseur, Jean commenta: "Secondo me il nuovo Team Principal in sé per sé non cambia le cose. Alla fine, a disciplinare i rapporti e le dinamiche tra i piloti, è e resta quello che sta scritto sui rispettivi contratti. Quello sposta, mica il Team Principal. Vorrei chiarire un aspetto che giudico molto importante. Secondo me nella passata stagione Mattia Binotto non ha tifato per questo o quel pilota ferrarista e non ha agito per agevolare l'uno a scapito dell'altro dei due ragazzi in abitacolo. No, ne sono convinto, Mattia, semplicemente, si è preoccupato della Ferrari e per la Ferrari, cercando ogni volta di portare a casa il risultato migliore per la squadra. Questo a tratti è accaduto e altre volte non e successo, ma sulla sua buona fede onestamente proprio non discuterei. E tantomeno penso che avesse un debole per Sainz rispetto a Leclerc. No: lui ha sempre e solo curato gli interessi della Ferrari, cercando di portare a casa il risultato migliore ottenibile in quel momento."
Alesi ha escluso categoricamente che Binotto abbia volutamente favorito Sainz: "Poi, è vero, ci sono state delle volte in cui Charles Leclerc è stato danneggiato dalla strategia adottata, ma guai pensare che questo sia avvenuto perché qualcuno nell'ombra tramava per far perdere il pilota monegasco a vantaggio di Carlos Sainz. Questa sarebbe una ricostruzione allucinante, che non sta né in cielo né in terra".
Poi continuaabalizzandi caso per caso: "Ciò che è avvenuto, per esempio in Gran Bretagna, va spiegato in termini più sereni e del tutto diversi, limitandosi a sottolineare che sono stati commessi degli errori anche importanti, ma in perfetta buona fede. E anche nel controverso Gp di Monte-Carlo, alla fin fine Charles nel momento determinante, si è ritrovato in pista davanti il lento Nicholas Latifi che in un solo giro gli ha fatto perdere quasi sette secondi, i quali poi hanno poi pesato come macigni nel computo finale degli elementi che hanno portato alla debacle della Ferrari in gara. Quindi, tirando le fila del ragionamento, mai e poi mai ci sono state delle scelte operate dal muretto Ferrari contro un pilota del team. Mai i piani sono andati contro i conduttori della Ferrari, ma le circostanze spesso non si sono rivelate favorevoli. E questa la spiegazione. Se ad esempio io avessi Charles e Carlos nel mio team il ragionamento che farei sarebbe questo: più che puntare su uno o sull'altro, baderei fin dall'inizio ad avere una squadra il più unita e compatta possibile. Perché, come si dice in questi casi, è l'unione che fa la forza. Guardate la Red Bull: la squadra di Horner punta tutto su Max Verstappen perché dispongono di un pilota fortissimo, quindi se lo possono permettere, con il secondo "Checo" Perez che è lì per dare una mano. Frederic Vasseur è in una situazione diversa, perché lui non farà altro che ereditare il rispettivo peso specifico dei contratti di Charles".
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