Leggi l'articolo completo su formula1.it

24/03/2023 15:00:00

Come funziona il budget cap in F1 e perché Ferrari e Mercedes non possono sforarlo


Articolo di Daniele Muscarella
Il tetto di spesa per le scuderie di Formula 1 nasce per evitare un'impennata dei costi e incoraggiare una maggiore parità di condizioni. Qualcosa ha funzionato come ci si aspettava, altre cose hanno bisogno di profonda revisione.

La Formula 1 è uno degli sport in cui la componente economica può alterare del tutto le gerarchie prestazionali, come in tanti altri ambiti in realtà. Per sua stessa natura però la componente tecnica della vettura rappresenta buona parte del potenziale successo degli sfidanti ed anche tutto il sistema organizzativo richiede costi enormi.

Come spesso abbiamo notato, e come ha ribadito altrettanto spesso e criticamente Lewis Hamilton, anche solo affacciarsi alla massima serie richiede un investimento talmente grande da rappresentare un filtro discriminatorio importante capace di sovrastare il puro talento, che sia alla guida o alla progettazione. La maggior parte dei piloti proviene da famiglie ricche senza le quali non sarebbero mai entrati nel mondo del motorsport. Le monoposto di F1 rappresentano il massimo della tecnologia automobilistica ed ingaggiano una battaglia tecnica che non si può vincere con pochi spiccioli.

Da diversi anni la Formula 1 sta cercando di cambiare questo dogma, con regole livellanti e con interventi mirati ad abbassare genericamente i costi. Sebbene tali regole siano arrivate in Formula 1 molto più tardi rispetto a molti altri sport e persino ad altre categorie motoristiche, ora sono una parte essenziale del gioco per puntare alla vittoria.

Che cos'è il budget cap in F1?

Il budget cap in F1 limita l'importo che un team può spendere nel corso di un determinato anno solare. È entrato in vigore per la prima volta nel 2021. Il piano originale, elaborato prima dell'arrivo della pandemia, prevedeva un tetto di spesa di 175 milioni di dollari. Ma quando il COVID-19 ha compromesso la stagione 2020 e ha gettato alcune squadre in una situazione finanziaria disperata, il tetto è stato ridotto a 145 milioni di dollari.
Il piano prevedeva un'ulteriore riduzione di 5 milioni di dollari a stagione per il 2022 e il 2023, con aggiustamenti solo inflazionistici in seguito. Questi aggiustamenti, tuttavia, hanno già iniziato a essere applicati, grazie al dilagante aumento dei prezzi che ha colpito l'economia globale nel corso del 2022.

Perché la F1 ha un tetto ai costi?

Come in altri sport, ad esempio il calcio, si cerca di creare condizioni paritarie, ma come nel calcio non tutto funziona come dovrebbe, basti pensare alle grandi squadre d'Europa, inglesi, spagnole ed al PSG in Francia per rendersi conto che queste condizioni hanno bisogno di molto tempo per diventare efficaci e spesso sono "aggirabili".

In F1 alcuni team dispongono di budget enormi, mentre altri devono resistere con somme relativamente modeste. Questa disparità tende ad avere una forte corrispondenza con le prestazioni in pista e a rendere quasi impossibile per le squadre più "povere" recuperare terreno.

Il tetto ai costi è quindi soprattutto un tentativo, da tempo atteso, di livellare il campo di gioco, ma anche di garantire che nel tempo sopravviva un numero sufficiente di squadre per comporre la griglia. Inoltre, in un mondo in cui si pone l'accento sul risparmio e sulla sostenibilità, è anche un passo nella giusta direzione per l'immagine di uno sport che molti considerano peccaminosamente dispendioso.

Comprese le idee e le esigenze alla base di queste regole, entriamo adesso nel merito di questo sistema e del perché c'è ancora tanto da fare.

Cosa rientra nel tetto dei costi della F1?

Qualsiasi spesa relativa alle prestazioni delle auto è rilevante per il tetto dei costi. 

L'area di maggiore attenzione è quella dei costi di sviluppo della vettura, con i team che adesso devono valutare con attenzione cosa viene sviluppato, quanto viene speso per ogni parte prodotta che vantaggio può dare rispetto al costo di produzione.

Cosa NON rientra nel tetto dei costi della F1?

Ci sono diverse cose importanti che vengono escluse dal tetto dei costi, tra cui:

Attenzione! Come avrete notato nei paragrafi precedenti non sono elencate le power unit, componenti che sarebbe difficile inserire in queste regole perché alcuni team li costruiscono e altri li acquistano. Per le power unit esiste quindi un proprio regolamento sui costi.

Quali sono le sanzioni in caso di violazione del tetto dei costi in F1?

Al di là degli illeciti procedurali legati alla rendicontazione, c'è una chiara linea di demarcazione per quanto riguarda le trasgressioni al tetto dei costi: superare l'importo stabilito del 5%. Al di sotto di questa cifra, il superamento è ufficialmente definito come un "eccesso di spesa minore". Se la si supera, le squadre si trovano nel territorio del "material overspend".

Ma la definizione di questa linea è piuttosto confusa in termini di sanzioni applicabili. Le spese sono un'area complessa da regolamentare una volta che si entra nei dettagli, quindi le regole sono state deliberatamente scritte per consentire punizioni caso per caso.
Per questo motivo, l'ampia gamma di sanzioni che possono essere comminate è simile sia per le infrazioni minori che per quelle maggiori: detrazioni di punti dalla stagione in corso, esclusione dalle gare, multe e limitazioni ai test in galleria del vento.

Chi controlla i conti del budget cap?

Una commissione per il Cost Cap controlla il rispetto del tetto di spesa da parte delle squadre ed è composta dai maggiori esperti di regolamentazione finanziaria nello sport. Nel 2020 è stato attuato un processo fittizio, che non ha portato a penalità per le squadre che hanno superato il limite di spesa. A partire dal 2021, le violazioni del tetto di spesa o la presentazione tardiva dei conti sono diventate operative e ne è un esempio il caso Red Bull, con la sanzione amministrativa e la limitazione CFD subita per aver violato il regolamento.

Perché Ferrari e Mercedes non superano il budget cap come ha fatto Red Bull?

Tanti lettori in questi giorni ci stanno chiedendo quanto Red Bull si sia avvantaggiata dall'aver superato il budget cap nel 2021, e se le sanzioni ricevute in realtà non siano molto meno penalizzanti dei passi avanti prestazionali che il team di Milton Keynes ha portato in pista nel 2022. La risposta è complessa e probabilmente non esaustiva. Indubbiamente qualche vantaggio lo hanno ottenuto, altrimenti si sarebbero cautelativamente tenuti sotto al limite come hanno fatto Ferrari e Mercedes. Ma allora perché questi due team, in crisi tecnica, non potrebbero o dovrebbe ricalcare le orme della Red Bull?

Innanzi tutto perché dal 2022 i controlli e le sanzioni saranno ancora più severi, in quanto si ritiene terminato il periodo di "assestamento" delle nuove regole, sono stati definiti limiti più chiari e sono presenti dei precedenti utilizzabili per l'applicazione delle regole, sono state quindi azzerate le tolleranze per gli errori dovuti all'oggettiva complessità del regolamento. Quindi violare il budget cap costituirebbe con ogni probabilità una penalizzazione importante per la stagione successiva e non un vantaggio.

In secondo luogo Mercedes e Ferrari sono brand mondiali che devono assolutamente evitare un simile incidente reputazionale. Lo confermò in più occasioni Toto Wolff lo scorso anno ed è implicito che anche Ferrari vuole evitare ripercussioni sul suo brand, basti pensare all'accordo raggiunto con la federazione qualche anno fa per chiudere il potenziale problema reputazionale dovuto al motor-gate.

Siamo quindi destinati a vedere l'ennesimo periodo di dominio incontrastato, questa volta con Red Bull al comando? 

La risposta è: probabilmente si, ma non prolungato nel tempo e non a causa del regolamento sul budget cap. Lo dimostra Aston Martin, in grado di compiere un salto avanti prestazionale quasi senza precedenti, recuperando due secondi sul cronometro in un anno a cavallo tra due stagioni stabili dal punto di vista regolamentare. Ma serve una progettualità intelligente, serve dare stabilità all'ambiente, serve proteggere mediaticamente gli uomini che si occupano di un progetto che mostra miglioramenti, tutte cose che in Ferrari si tendono a mettere in secondo piano rispetto al clamore della delusione, e le conseguenti popolari decapitazioni.

La speranza di non vedere lunghi domini incontrastati come quello Mercedes dal 2014 al 2021 è alimentata da altre regole adottate dalla Formula 1, come quella del balance of performance che imposta il numero di ore al simulatore ed in galleria del vento che vengono scalate progressivamente dai team in modo proporzionale al piazzamento in classifica nella stagione precedente. Semplicemente chi arriva davanti ha meno ore

Infine la Formula 1 sa benissimo che i domini sono un veleno per gli incassi, e quindi di fatto farà tutto quello che può per limitarli. Non per niente dopo quella del 2022 ha preparato un'altra rivoluzione regolamentare nel 2026, questa volta riguardante soprattutto i motori, ma questa è un'altra storia.

Leggi anche: Hamilton: «A breve cambiamenti drastici. Sidepod Red Bull? Non è semplice, la gente...»

Leggi anche: Ferrari in cerca di riscatto: in arrivo una nuova sospensione posteriore e non solo...

Leggi anche: RaceDayF1 Video - FERRARI: RIVOLUZIONE TECNICA IN ARRIVO?

Fonte: motorsport.com