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21/05/2023 06:30:00

Piero Ferrari racconta la «sua» Imola e un incontro speciale tra Senna e suo padre


News di Prisca Manzoni

L'autodromo di Imola ha un posto speciale nel cuore di Piero Ferrari. Non a caso, il nome completo del tracciato è dedicato a due eroi della terra emiliana, che per lui sono semplicemente "papà" e "fratello": Enzo e Dino Ferrari. In un'intervista ad Autosprint, l'erede di Maranello racconta i suoi ricordi della pista e di grandi campioni sulle due e quattro ruote.

La prima domanda che gli viene posta riguarda il fatto che il Drake volesse costruire una mini-struttura per la Ferrari dentro l'autodromo, che al tempo era ancora in costruzione e, ovviamente, tra i promotori c'era lo stesso Enzo. "Sì, voleva farci una base, se non proprio una fabbrica, con un certo numero di tecnici trasferiti da Maranello, per costruire auto da corsa", risponde Piero Ferrari. "A quei tempi, non appena una macchina era pronta si era tutti pervasi dalla frenesia di mettere le quattro ruote a terra e provarla. La Ferrari lo faceva, prima di avere Fiorano, all’Aerautodromo di Modena, ma io ricordo quando, ancora prima, il nostro capo meccanico Borsari provava le Formula 1 nei vialetti all’interno della fabbrica, per vedere se tutto stava insieme, se entravano le marce. Mio papà adorava vedere una sua auto uscire dal portone dell’officina ed entrare in pista. Ma il progetto imolese si arenò".

Su Senna e Villneuve

E dalle prime gare di motociclismo si è passati poi alla Formula 1. "Mio padre si adoperò in prima persona e venne inventato il Gran Premio di San Marino. Una cosa non banale", racconta l'erede del Drake. In particolare, si sofferma poi su un famoso GP: quello del 25 Aprile 1982, quando Pironi superò Villneuve non rispettando gli ordini di squadra. "Io c’ero, mi trovavo al muretto e devo confessare che noi non capimmo che cosa fosse successo, perché a quel tempo non c’erano i maxischermi e neppure le mini-tv ai box. Avevamo solo i tempi sul giro. Non capivamo bene se i due tiravano o meno e che cosa succedeva nelle curve. Noi davamo i segnali, come quel famoso cartello “slow”, per invitarli a non prendere rischi. Fu un episodio che analizzammo a lungo, con filmati e dati, senza venirne mai davvero a capo. Ho anche rivisto tutto nel recente docufilm su Didier e Gilles"

Parlare di Imola è anche parlare di Senna. Il campione brasiliano ha perso la vita alla curva del Tamburello, ma il suo ricordo resta sempre presente tra gli alberi del parco attorno all'autodromo. Pilota amato da tutti, in molti si sono chiesti perchè non approdò mai in Ferrari. A questo quesito, il vicepresidete del Cavallino cerca di dare una risposta: "Quando parlarono c’ero anch’io. Ci furono delle questioni non chiarite sino in fondo. Ayrton voleva garanzie di competitività della macchina e di qualità dei tecnici che mio padre non era solito dare. E la cosa finì lì. Però il contatto con lui è sempre rimasto. Non c’era anno che Ayrton non mi mandasse gli auguri di Natale. Magari un giorno sarebbe venuto da noi, chi lo sa..."

Foto copertina twitter.com

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