La Ferrari in questo inizio di stagione appare impantanata in un viscoso acquitrino fatto di tanti errori e poca velocità. L'indomani del Gran Premio di Monaco, La Gazzetta dello Sport analizza il complicato momento che sta attraversando la Rossa soffermandosi sulle chiamate del muretto nel Principato.
Il quotidiano sostiene che il team di Maranello abbia commeso un grave errore in qualifica ed attuato una gestione a metà tra il conservativo e l'azzardato in gara. Tuttavia, ha anche in parte giustificato il Cavallino per aver mostrato il coraggio di osare.
In un pezzo apparso sull'edizione online de La Gazzetta dello Sport, in cui si analizzano anche le prestazioni della SF-23 e il rendimento dei piloti, si legge: "Ultima spina nel fianco di Fred Vasseur e dei suoi uomini, la qualità delle chiamate del muretto. Purtroppo è stato grave il mancato avviso a Leclerc dell’arrivo di Lando Norris durante il Q3. C’è anche una bella dose di sfortuna quando l’incrocio con un’auto che segue avviene proprio sotto il tunnel, nel punto di massima accelerazione e scarsa visibilità dell’intero tracciato monegasco. Però Leclerc andava avvisato più rapidamente e questa imperfezione è costata carissima, tre posizioni in griglia di partenza a Montecarlo sono una sentenza di condanna".
E in gara le cose non sono andate meglio, visto che la compagine italiana si è giocata delle rischiose strategie che non hanno portato ai risultati sperati. "Il muretto ha tentato una gestione a metà tra il conservativo (i pit stop per coprire gli avversari che seguivano) e l’azzardato (la scelta di restare un giro in più fuori quando è arrivata la pioggia, nella speranza che non fosse troppo abbondante). Non ha pagato. Se non altro si è osato, la lezione può servire". Magra consolazione quest'ultima, riteniamo noi.
"Il problema è che il riferimento è sempre il muretto di squadre come la Red Bull, riuscita ancora una volta a non andare in tilt malgrado la concitazione di dover decidere tra gomma da asciutto e da bagnato. Il livello da raggiungere è quello là, ma la Ferrari già lo sa", sottolinea in conclusione la Rosea.
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