Alla vigilia del gran premio del Belgio si è svolto un importante incontro della F1 Commission che, tra i vari punti all’ordine del giorno, ha affrontato lo spinoso tema dello squilibrio prestazionale tra le power unit dei costruttori nella prima parte della stagione 2023. Un’evidenza resa nota anche attraverso il sito istituzionale della Federazione Internazionale.
Comunicato della FIA in merito alla “Performance convergenze” delle Power Unit
A destare preoccupazione dell’organo federale è il gap dell’unità di potenza Renault brandizzata Alpine rispetto agli altri costruttori. Secondo fonti accreditate il propulsore francese pagherebbe un deficit di circa 30 CV rispetto alla concorrenza. E’ necessario ricordare che nella scorsa stagione il costruttore transalpino ha accusato, al pari di Ferrari, enormi problemi di affidabilità. Lo scorso inverno Alpine ha potuto sfruttare la deroga al “freeze” delle Power Unit, scattata il primo settembre dello scorso anno, apportando modifiche all’unita’ di potenza al fine di conferirle la necessaria affidabilità. A differenza della power unit Ferrari, la review del propulsore Renault è costata la perdita di decine di cavalli.
Elementi Power Unit Alpine omologati dopo 12 GP
La FIA è fermamente orientata a livellare la discrepanza di potenza tra i propulsori dei costruttori impegnati in F1 sino al 2025. In tal senso è stato conferito un mandato al comitato consultivo delle unità turbo-ibride di esaminare l’argomento e proporre delle soluzioni. In precedenza si era pensato di compensare l’ammanco di cavalleria aumentando il flusso di carburante verso la power unit Renault E-Tech RE23 trovando l’opposizione della concorrenza.
La power unit Renault E-Tech RE23 della Alpine A523
Tale forzatura ha fatto storcere il naso ai rappresentanti dei costruttori che avendo operato in modo più efficace rischiano di perdere un vantaggio competitivo sulla concorrenza. Si metterebbe in pratica una sorta di “Balance of Performance”, paradigma mai implementato nella massima categoria dello sport. Una disciplina che ha sempre garantito il concetto di meritocrazia anche a costo di lunghi periodi di dominio da parte di alcuni team. In tal senso è stato emblematico lo squilibrio tecnico assistito nel 2014, prima stagione dell’era turbo-ibrida, dominata in lungo e largo da Mercedes e dai team clienti della stella a tre punte. E proprio Toto Wolff ha manifestato il proprio dissenso verso tale “convergenza prestazionale coatta”: “Il motivo per cui uno sport è credibile è dovuto al sacrificio per avere successo. Se il tuo motore non è performante come gli altri, questo è ovviamente un problema di tutti ma allo stesso tempo, con il freeze delle Power Unit , non vogliamo dare opportunità a un nostro competitor”.
Toto Wolff, Team principal Mercedes
Il boss del team AMG Mercedes ha poi rivelato che nel regolamento dei motori di seconda generazione che debutteranno nel 2026 è stata prevista una deroga per i costruttori la cui power unit avrà un gap in termini di potenza massima superiore al 3%. Di diverso avviso Christian Horner che prima del meeting della F1 Commission ha dichiarato: “Se ci fosse davvero un deficit nell'ambito di un'omologazione, è qualcosa di cui dovremmo parlarne altrimenti, si rimarrebbe bloccati per due anni, quindi non sarei contrario a una discussione sensata” (clicca qui per approfondire). La Formula 1 ha sempre ripudiato meccanismi di equilibrio delle performance a differenza di altre categorie del motorsport come il WEC, in base alla logica del merito. La FIA sta creando un pericoloso precedente che rischia di alterare i valori in campo in modo artificiale. E’noto che su alcune piste a dieci chili di peso aggiuntivo corrisponda un crono più alto nell’ordine dei tre decimi. Se la Formula 1 decidesse di convergere verso l’equilibrio prestazionale perché non applicare 15 kg di zavorra sulla RB19? Ovviamente si tratta di una provocazione, ma i grandi cambiamenti iniziano quasi sempre in sordina…
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