Può sembrare stupido, quasi infantile, tirare fuori questa parola (destino) in tali circostanze, ma voi quale vocabolo assocereste ad un evento (la rottura di un propulsore in gara sulla vettura di Schumacher) che non accadeva da oltre sei anni? È stata una combinazione fatale per una Ferrari che, obiettivamente, non meritava di arrivare in questo modo ad un passo dalla sconfitta. Ma ciò che colpisce ancora di più è che tutti, noi compresi, avevano accennato della possibilità matematica che Michael Schumacher vincesse qui il tanto atteso ottavo titolo, il quale si è poi trasformato in un vero e proprio incubo, l'incubo di un motore fumante che arresta una vettura lanciata verso la vittoria ed un grande pilota lanciato verso un sogno quasi proibito.
È comunque interessante sottolineare che (anche questo contro le previsioni), seppur accreditata di maggior competitività, la Bridgestone non ha fatto la differenza. In fin dei conti sia le coperture giapponesi che le Michelin sono state pari, con una lievissima superiorità, forse, per le francesi: lo si vedeva già ad inizio gara, quando Schumacher (e, dietro di lui, Massa) non riusciva a spingere come al suo solito. Gli intermedi del tedesco non erano da record (e questo si può spiegare con il fatto che la Ferrari aveva un po' più di benzina nel serbatoio), ma non sono neanche stati tanto bassi, a differenza di quelli di Alonso, non velocissimo ma certamente in grado di tenere (come minimo) testa a Michael.
Sarebbe stato meraviglioso, quasi un coronamento, vedere fino alla fine una di quelle cose che poche volte si vedono in questa Formula 1 "computerizzata" e poco umana: il duello, la resa dei conti in pista, a distanza ravvicinata, tra i due rivali in lotta per questo incredibile titolo. Oggi, però, Schumacher ci ha riportato proprio a quella dimensione umana di cui parlavamo poche parole fa: il suo abbraccio ai meccanici e agli uomini del muretto, la sua dolce serenità di fronte alle telecamere ed ai giornalisti, quell'italiano ancora poco scorrevole ma perfettamente comprensibile, il suo paragone tra lo sport e la vita, sono tutti figli del sentimento.