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12/12/2023 22:00:00

Pourchaire ripiega sulla Super Formula. Ma quale è il problema delle categorie minori?


News di Prisca Manzoni

Il neo campione della Formula 2, Theo Pourchaire, ha ufficializzato oggi il suo futuro: nel 2024 correrà nella Super Formula giapponese con il Team Impul. Questa notizia era un po' il segreto di pulcinella, dato che già negli scorsi giorni il transalpino era andato nella terra del Sol Levante a fare dei test, chiudendo in sesta posizione finale. Il francese segue così le orme di Pierre Gasly e Liam Lawson in un passo importante ma che, sicuramente, non era quello che aveva sperato. Essendo parte dell'Academy della Sauber, è impossibile negare che il grande desiderio fosse approdare in Formula 1, ma per lui non c'erano sedili disponibili. 

Il passo nella carriera di questo classe 2003 ha però evidenziato un problema nella struttura delle categorie minori. Lui, infatti, è il terzo campione di fila, dopo Oscar Piastri e Felipe Drugovic, a non trovare subito un posto nella classe regina. Il suo collega austaliano è riuscito a diventare un pilota titolare per la McLaren quest'anno, grazie anche al suo curriculum impressionante, mentre il brasiliano è ancora fermo nel ruolo di terzo pilota per l'Aston Martin. Quali sono dunque i problemi di questo ristagno?

Mancanza di fondi e voglia di sicurezza

In primo luogo, in Formula 2 e Formula 3 c'è molta, forse troppa scelta: ci sono 20 piloti nella prima categoria e 30 nella seconda che si contendono i pochi posti della Formula 1. E se da un lato ciò garantisce a molti di avere una chance, dall'altra crea un sistema tritacarne: se non riesci in uno o due anni a catturare l'attenzione di qualcuno sei fuori, senza passare dal via. Ci sarà presto qualcuno a rimpiazzarti.

Accanto a questo c'è anche la questione economica: una stagione in questi campionati arriva a costare fino a 2 milioni di euro, ma la storia non finisce qui. Infatti, chi se lo può permettere, riesce a comprarsi con soldi privati o pubblici un sedile nella classe regina, come è già successo in passato. Entrano così in gioco le Academy dei team ufficiali di F1: chi ha il talento e la chance di essere messo sotto l'ala protrettrice di una squadra ha (quasi) la garanzia di approdare in ruoli di rilievo, mentre per gli altri è difficile farsi notare. L'unica eccezione è il gruppo giovani della Red Bull, che non ha problemi a cacciare chi non soddisfa i loro standard. 

Ma, forse, il problema più grande è nella mentalità di chi è ai vertici dei team di Formula 1. Quest'anno, infatti, per la prima volta nella storia, la griglia è rimasta invariata, anche se molti "junior" bussano alle porte. E perchè non si scommette su di loro? La risposta è sempre quella: i soldi. Chi, in epoca di budget cap, può permettersi di pagare per i danni di un rookie? Chi può affrontare la gogna mediatica a causa di qualcuno che fa troppi errori? Chi può snobbare l'esperienza di un pilota veterano? Permettetemi di fare un esempio recente: l'AlphaTauri che riconferma Ricciardo anzichè prendere Lawson, quando quest'ultimo ha dimostrato del grande potenziale. Ma è meglio puntare su chi sa già come funziona il sistema per limitare il più possibile i problemi. 

L'ultimo giudizio si lascia al prossimo anno, dato che in questa stagione, a parte Pourchaire e Vesti, non c'erano concorrenti in Formula 2 pronti per il grande salto. Tuttavia, il 2024 si prospetta ricco di sfide, con parecchia gente di talento e veloce, che cerca uno dei molti posti che si libereranno in Formula 1 per via dei contratti in scadenza. 

 

 

Foto copertina x.com

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