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31/12/2023 13:00:00

Red Bull, problemi durante il crash test: passo falso o campanello d'allarme per i rivali?


News di Alessio Ciancola

Il periodo a cavallo delle festività natalizie e dell'inizio del nuovo anno è, per i team di F1, un lasso temporale importante, per non dire cruciale in ottica della stagione ventura e della sua preparazione. Un periodo in cui tutti i team iniziano a produrre ed assemblare le componenti delle vetture dell'anno nuovo, ad effettuare i primi fire-up delle monoposto e a mandare le scocche nei centri di competenza per eseguire i crash-test FIA sulla cellula di sopravvivenza per omologare poi le auto.

Crash-test a cui, inevitabilmente, non si è potuta sottrarre la Red Bull con la nuova RB20, la vettura 2024 progettata da Adrian Newey che, dopo la seria straordinaria di successi nel 2023, avrà il compito se non di ripetere quanto fatto dalla RB19, almeno quello di difendere il titolo piloti e costruttori. Una vettura che, come da tradizione per Newey, è nata andando alla ricerca della massima prestazione, passando anche per una cura dimagrante finalizzata a togliere grammi in eccesso, rendendo così l'auto quanto più leggera e, di conseguenza, veloce possibile.

Una vettura che, stando a quanto riportato da "Motorsport.com", non avrebbe superato il primo crash test della FIA, obbligatorio per ricevere l'omologazione della Federazione sul telaio. Secondo la testata italiana, la prova di schianto frontale sembrerebbe essere fallita, avendo i commissari registato un cedimento eccessivo della struttura deformabile anteriore a cui, si dice, avrebbe fatto seguito anche un danneggiamento di una parte della scocca.

Un inconveniente non nuovo per il team di Milton Keynes, figlio probabilmente del grosso dimagrimento a cui è stata sottoposta la RB19, a fine anno ancora non al limite di peso minimo. Inconveniente a cui, di fatto, i tecnici della Red Bull hanno già trovato delle contromisure (pronti a ripetere il test con il secondo telaio, rinforzato con una pelle di carbonio aggiuntiva), ma che, oltre alle diverse accoglienze da parte dei rivali, apre interrogativi non proprio trascurabili in vista del mondiale 2024.

Fermandosi a riflettere su quanto appena esposto, sul crash frontale fallito da parte della Red Bull, viene lecito chiedersi se esso vada interpretato, come accaduto o forse auspicato da parte di alcuni team rivali, alla pari di un passo falso, anzi il primo da tre stagioni a questa parte, di un team quantomai vincente. Una defiance di un team che, dopo aver concluso l'annata più trionfale mai registata nella storia della Formula Uno, potrebbe essersi avviato verso la chiusura del suo ciclo di successi (come interpretabile dalle parole non del tutto positive di Christian Horner da noi riportate qualche giorno fa): fatto inevitabile in uno sport come la F1.

Al contempo, viene ugualmente lecito chiedersi se il test fallito sia da leggere, come nessuno spera all'interno del paddock della F1, come un campanello d'allarme per i rivali e per lo spettacolo, essendo esso sintomo non di una scuderia in crisi ma, al contrario, pronta a bissare l'annata di dominio vissuta nel 2023, mettendo in pista una RB20 ancor più estrema del modello precedente, con il telaio ancor più alleggerito, il naso ancor più scavato nella zona posteriore a vantaggio dall'aerodinamica e, si vocifera, estremizzando la possibile rastrematura nella zona inferiore frontale al fine di accentuare la sezione triangolare a favore di una massiccia riduzione del drag. Una vettura, dunque, ancora una volta potenzialmente in grado di sbaragliare la concorrenza e farla da padrone per nove mesi di gare. Quale delle due interpretazione sia quella corretta è, ad oggi, impossibile da dire e solo il tempo, e la visione delle vetture porterà via ogni dubbio, anche se uno sguardo alla storia recente della storia della F1 e della Red Bull potrebbe aiutare non poco a comprendere quale delle due potrebbe essere quella corretta.

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Foto copertina twitter.com