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14/03/2024 09:00:00

Cosa c'è dietro il grande debutto di Bearman? Parla Jock Clear


News di Prisca Manzoni

Il debutto di Oliver Bearman al GP dell'Arabia Saudita non è stato per nulla semplice, sotto la pressione di guidare una Rossa a 18 anni, con migliaia di occhi puntati su di sè. E il giovane ha portato a casa il compito il modo eccellente, finendo persino a punti. Ma questo risultato è solo la punta dell'iceberg: dietro all'esordio ci sono mesi e mesi passati al simulatore di Maranello, anni nell'Academy della Ferrari e alcuni chilometri fatti a Fiorano. Duro lavoro che ha posto le fondamenta di un lasciapassare per il suo sogno (o, almeno, questo si spera). 

In un recente commento rilasciato alla Gazzetta dello Sport, Jock Clear, oggi capo della FDA, ha raccontato come si preparano i piloti delle nuove generazioni: "Oggi la Formula 1 richiede di essere efficiente in quello che fai. Quando Jacques debuttò con la Williams, nel 1996, aveva alle spalle 27mila chilometri di test affrontati durante l’inverno. Lo stesso capitò in seguito con Montoya. Allora era normale, ma era anche molto costoso. Invece pensate che Ollie avrà fatto al massimo tremila chilometri, su macchine del 2021 e del 2022, niente rispetto ai piloti titolari. Eppure si è dimostrato subito pronto. La prestazione in Arabia Saudita è stata la validazione di tutto il lavoro svolto in fabbrica sul simulatore. Lì Ollie ha avuto modo di guidare la vettura di quest’anno, da novembre fino a marzo, affiancando Leclerc e Sainz nello sviluppo. [...] Ricordo che Michael Schumacher si sentiva male appena faceva un giro al simulatore. Invece Bearman ci è cresciuto".  

Il britannico ha poi voluto sottolineare un aspetto che magari può passare in secondo piano, ma che è fondamentale negli scouting dei giovani: "Chi scopre i talenti nel kart o in Formula 4 si aspetta ragazzi veloci. Ma la velocità non è tutto. Conta di più l’intelligenza, intesa come capacità mentale di elaborare informazioni velocemente e gestire situazioni complicate. È questo che fa la differenza in Formula 1. Fin dall’inizio, Ollie ci ha colpito per questa abilità. Mi ricordo una delle prime volte che l’ho seguito, nel Tricolore di Formula 4 a Monza, tutti dicevano che vinceva solo perché aveva il motore migliore. Ma quel weekend fu obbligato a sostituire il motore, si qualificò indietro, eppure vinse tutte e tre le gare in programma, aggiudicandosi il titolo. Perciò ho sempre ritenuto che avrebbe brillato di più, avvicinandosi alla Formula 1, e a Gedda ne abbiamo avuto la prova [...]. In tanti anni, non homai visto un debutto tanto impressionante da parte di un ragazzo di 18 anni che corre in Formula 2".

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Foto copertina x.com