Dietro ai successi di ciascun team e di ciascun pilota, all'interno di un team di Formula Uno, vi è un numero impressionante di persone che lavorano e collaborano tra di loro per un obiettivo comune: vincere, o almeno massimizzare il risultato in ogni sessione o gara. In una F1 moderna, in cui la monoposto è sempre più protagonista e soprattutto determinante per il conseguimento dei risultati, la componente umana mantiene comunque un'importanza tale da essere ancora in grado di spostare l’ago della bilancia, in varie circostanze.
A tal proposito è bene parlare dell'ingegnere di pista, figura da sempre chiave per la massimizzazione delle prestazioni e del conseguimento di un risultato per ogni singolo pilota, con cui di fatto origina un connubio importante, basato su intesa, fiducia reciproca, sostegno e alleanza. Un connubio che, se davvero ben riuscito, regala prestazioni limate al millesimo, duelli con gli avversari affrontati con la massima sicurezza e determinazione. Insomma, l’ingegnere di pista non è un semplice ingegnere; è amico, è mentore, è psicologo, è un tutt’uno con il pilota con cui lavora.
Non solo, poiché oltre a saper interpretare al meglio ogni parola, gesto, sguardo del driver con cui collabora, un ingegnere di pista deve anche essere in grado di saper raccogliere e filtrare (in virtù dei gusti al volante del suo "amico di lavoro") degli ingegneri dedicati alle singole aree delle monoposto che riportano direttamente alla figura che, nei team inglesi, è detta "senior race engineer". Insomma, una persona che deve saper trovare il miglior compromesso tra le indicazioni dei singoli tecnici, tali da portare la monoposto all'eccellenza, ognuno nella propria area di competenza, e quelle del pilota, persona che al picco di prestazione motoristica piuttosto che aerodinamica, predilige il feeling e delle sensazioni positive alla guida.
Un lavoro, quindi, di ottimizzazione del pacchetto, macchina e pilota, che in una recente intervista esclusiva ci ha descritto nei dettagli Rob Smedley, tecnico dalla carriera ultra ventennale in Formula Uno, nonché ingegnere di pista di Felipe Massa in Ferrari, tra il 2008 e il 2006.
"L'ingegnere di pista -esordisce Smedley- deve ottimizzare tutto, massimizzare il potenziale dell'intero pacchetto, di macchina e pilota, mettendo nsieme le indicazioni dell'ingegnere delle gomme, dell'ingegnere motorista, dell'ingegnere che si occupa del cambio, del tecnico elettronico e, infine, amalgamarle tutte insieme. Nel farlo, però, non deve prediligere il picco di prestazione, ma deve prediligere il compromesso migliore. Non si ha mai la miglior macchina dal punto di vista aerodinamico o dal punto di vista motoristico. Si deve trovare il compromesso. Sostanzialmente è in lavoro in cui si tratta solamente di ottimizzare".
Leggi anche: Ferrari, Smedley: «Brasile 2008? Weekend perfetto come esecuzione. Mai visto niente di simile»
Leggi anche: Ferrari, Sainz Sr preoccupato: «Il futuro di Carlos non è chiaro». E parla di Hamilton
Foto copertina twitter.com