Nei giorni scorsi su YouTube è uscita la nuova puntata del podcast Gurulandia che ha visto come ospite la voce della Formula 1 italiana Carlo Vanzini. Durante la lunga chiacchierata il giornalista e telecronista ha rivelato il suo pilota preferito e ha poi redatto la sua personale top 10 di sempre. Di seguito vi riportiamo tutti i dettagli.
Parlando del suo pilota preferito Carlo Vanzini ha dichiarato: "Io sono stato tifoso di Piquet. Attualmente non sono tifoso, ma sono più coinvolto da quelli che mi trasmettono un’emozione. Mi piaceva molto Raikkonen. Lui forse è stata l’ultima immagine del pilota di Formula 1 che avevo io, quello che va là per correre e tutto il resto non importa".
"Molti mi commentano che continuo a dire “Super Max Verstappen” e della Ferrari non ne parlo mai, ma se la Rossa è sesta e Verstappen e primo cosa devo dire? Il Super Max Verstappen non è che lo dico perché voglio esaltarlo, ma perché oggettivamente ha fatto delle cose strabilianti da ragazzino come il sorpasso all’esterno sotto l’acqua a Rosberg o la Pole Position di Monaco l’anno scorso".
L'italiano ha poi aggiunto: "Lo stesso Hamilton che vince su tre ruote. Io sono tifoso di quelli che fanno quel qualcosa in un mondo dove tutto è previsto dalle simulazioni. Tifo quelli che vanno oltre la Non Emozione dei dati per Creare Emozioni".
"Essendo chiaramente una TV italiana abbiamo l’occhio di riguardo nel raccontare la Ferrari, anche se però negli anni in cui dovevamo fare le nostre discussioni, le abbiamo fatte. Ad esempio nel 2020 e 2021 quando la Rossa era stata bloccata nell’utilizzo di quel motore non conforme, ma mai irregolare, e aveva una macchina che non andava neanche a spingerla, se vedi Leclerc che ti fa dei podi con quella vettura pensi sia spaventoso. Se ti fa la pole a Monaco con quella macchina è spaventoso, forse anche più della vittoria di quest anno che è stata tutta un’altra carica emotiva".
Continuando la chiacchierata Vanzini ha poi redatto la sua personale classifica dei piloti di Formula 1. Bisogna però segnalare che quelli ordinati dall'italiano sono stati scelti dai due presentatori del podcast, e dunque il telecronista ha potuto solo classificarli in base al suo personale giudizio.
Al decimo posto Vanzini ha messo Nigel Mansell motivando la sua scelta dicendo: "Leone, straordinario, stupendo, ma ha buttato troppi mondiali".
Salendo di una posizione ha poi continuato: "Al nono ci metto Alain Prost, che meriterebbe di stare più avanti visti i quattro mondiali vinti, ma le cose successe con Senna quando ero ragazzino non mi piacevano. Già dal Gran Premio dell’84 quando fermarono la gara prima per consentirgli di vincere togliendo così la vittoria a Senna che correva con la Toleman". L'italiano ha poi completato la nona posizione dicendo: "Inoltre Prost veniva chiamato il professore perché era un calcolatore. Io ero più per i piloti full gas".
"Non merita di essere messo lì ma non l’ho mai visto correre. Per numeri meriterebbe di stare molto più davanti, però metto Fangio che ha anche una storia strepitosa riguardo al rapimento che subì a Cuba per impedirgli correre".
"Settimo posto per Niko Lauda. Anche in questo caso l’ho visto correre poco, se non negli anni ottanta dove ha vinto l’ultimo mondiale. Lo metterei al primo posto per la persona che ho conosciuto nel paddock, assolutamente un genio, però come pilota, per quello che ho vissuto io, devo metterlo prima degli altri".
"Al sesto metto Verstappen perché in questo momento è il campione del mondo più forte tra quelli che ho visto correre, ma anche, passami il termine, il più inutile. Se dovesse ritirarsi domani in pochi sentirebbero la sua mancanza perché in questa sua superiorità c’è del disumano. Lui poi non è un personaggio, quindi ribadisco, numero uno tra tutti quelli che ho visto correre per continuità. È stato programmato e cresciuto per essere un campione di Formula 1 già da ragazzino, però visto che è una classifica di quello che mi viene trasmesso io lo metto sesto".
"Schumacher lo metto in quinta. Ribadisco, non è una classifica di valori, ma è riguardo quello che questi piloti hanno rappresentato nella mia vita. Io ho avuto la fortuna di raccontare per la radio il mondiale di Schumacher con la Ferrari. Un personaggio maniacale nel lavoro, eccezionale, però forse come Verstappen si è trovato a vincere in maniera troppo facile e questo toglie lo spettacolo".
"Metto in quarta Alonso che è un tipo tosto con cui abbiamo anche avuto delle discussioni. A me Fernando piace tanto perché se ha un qualcosa da dirti te la dice. Poi magari ci litighi e non ci parli per quattro o cinque gare, ma è anche un modo per avere un rispetto reciproco".
"Lui per me poi è un personaggio epico, secondo me è stato sfortunato o mal consigliato. Fernando poteva andare in Red Bull o alla Brawn GP che ha vinse il campionato, ma decise di aspettare la Ferrari. Lì c’è stata una scelta di cuore anche del pilota che sapeva che prima o poi per la Rossa avrebbe dovuto correre. Fernando è nel mio cuore".
Arrivando alle posizioni di vertice, quando mancavano dalla lista solamente Senna, Hamilton e Villeneuve Carlo Vanzini ha dichiarato: "Sul podio metto in terza posizione Ayrton Senna. E’ una questione di vissuto. Di Lewis ho visto tutta la carriera e quello che ha avuto dietro per arrivare ad essere la persona che è. Io lo conosco per la persona che è, ma non posso dire lo stesso di Senna. Io ho parlato con lui tre minuti a Monza quando ero nel gruppo della Polizia. Passando lì in divisa c’era Ayrton che parlava con Ron Dennis e si è fermato a parlare con noi tre minuti. Tra l’altro avevo la foto con lui e non la trovo più. Tutto sommato però in questo periodo sarei stato in difficoltà nel decidere se postarla o meno perché non mi piacciono le persone che per ricordare qualcuno mettono una foto insieme a lui, se vuoi ricordarlo metti una sua foto, sennò è come se vuoi far vedere che quel personaggio venuto meno tu lo conoscevi".
"Lui è quello che arrivando ha tolto i riflettori da Piquet, loro poi si odiavano, e io tifando quest’ultimo lo odiavo di conseguenza. Noi poi adesso stiamo parlando di una figura che è osannata. Io ho pianto a Imola una sera quando eravamo ad una cena con i suoi nipoti. Quello che ha fatto Sebastian Vettel sotto l’acqua, anche lì mi sono venute le lacrime, quando vedo il documentario piango, però vissuto in quel momento era il rivale di Piquet e non avrei mai simpatizzato per lui se non ci fossero stati gli scontri con Prost".
"Secondo Lewis perché l’ho vissuto anche quando era in GP2. Il fatto di questo ragazzino che stava arrivando e faceva tanto discutere a me dispiaceva perché si guardava più il colore della pelle, rispetto a quello che stesse facendo in macchina, come se dovesse essere necessario in quel momento che arrivasse un ragazzo nero in Formula 1 più che un campione".
"Questo è arrivato in F1 anche con tutte le vicissitudini e il padre che all’inizio per finanziarlo doveva fare tre o quattro lavori. È passato in mezzo a un miliardo di pregiudizi ed è stato messo al fianco di Alonso. Io mi ricordo in quel periodo che molti dicevano che la McLaren avesse preso questa scelta solo per far vedere che il paddock si apriva al mondo e invece in Australia a curva uno arriva e passa all’esterno Fernando. In Canada Pole e vittoria, a Monaco è secondo alle spalle dello spagnolo e via radio gli dicono di mantenere le posizioni e lui chiede ‘Perché non posso attaccarlo?".
"Hamilton è una persona speciale e rispetto ad altri nell’elenco che abbiamo fatto non ha mai dovuto buttare fuori qualcuno per vincere un mondiale… nell’elenco altri…"
L'oro invece il telecronista italiano lo ha dato al canadese Villeneuve: "Al primo posto Gilles. Lui da sempre è il pilota che ho più nel cuore. Quando a undici anni mio papà mi disse ‘È morto Villeneuve’. È stata la prima volta che mi è crollato il mondo addosso. Da appassionato i Gran Premi li guardavo tutti e a undici anni i super eroi non possono morire, non era possibile. Per me era morto un supereroe".
"Lui è l’icona di cosa significa vivere il motorsport. Dai suoi colleghi veniva considerato pericoloso e anche nel suo caso la morte lo ha portato poi ad essere leggenda, più di quello che oggettivamente aveva fatto".
"Per me Gilles rappresenta la Formula 1 perché la mia immagine del pilota è quella che ad esempio alla 500 miglia di Indianapolis fanno la preghiera per coloro che non ci saranno più al termine della gara. È quella cosa lì che poi quando ci sono episodi in pista che per il mondo intero non sono comprensibili, in cui si mette in discussione lo sport, o quando c’è la scomparsa di un giovane pilota come accaduto a Jules Bianchi, Hubert, Wheldon in Indycar e poi purtroppo altri giovani in altre categorie allora il motorsport viene messo in discussione e ci si chiede che senso ha fare uno sport dove rischi la vita. Il senso però te lo dicono i piloti, perché loro si sentirebbero già morti se non facessero questo sport".
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