"Still I rise", ancora mi rialzo. È una frase da anni cara a Lewis Hamilton. Un mood, uno stile di vita più che una frase, che il sette volte campione del mondo ha applicato alla alla sua vita e alla sua carriera, non arrendendosi alle molteplici difficoltà incontrate, specie nelle ultime stagioni in cui è rimasto lontano per quasi mille giorni da quel successo che è stato comun dominatore della sua storia nel Circus. Una assenza di arrendevolezza che ha portato "The Hammer" a risorgere, aiutando anche la Mercedes a farlo, e tornare al successo. Un mood che, come detto, ha anche spinto la Mercedes a lavorare duro e ribaltare una pessima vettura a inizio 2022, anno zero del regolamento ad effetto suolo, fino a tornare con costanza nella lotta di vertice, avendo reso la W15 in una vettura vincente.
Una monoposto che a Silverstone è stata la miglior macchina per la quasi totalità della tre giorni, centando la pole position con George Russell e poi successo con Lewis Hamilton che, con le sue abilità di guida e aiutato da team perfetto nella gestione di una gara davvero complessa, è tornato sul gradino più alto del podio. Una vittoria che mostra la capacità del team di Brackley di reagire, di tornare al top e che rilancia l'epta iridato per l'avvenire, specie per il 2025, anno in cui su vestirà di Rosso e accetterà, a quasi quarant'anni di età, la sfida della Scuderia per provare ad entrare nella leggenda e vincere l'ottavo titolo mondiale.
Ferrari che, dal canto suo, è a secco di titoli dal 2008 e sta attraversando un momento di forla piuttosto complicato, tra sviluppi sbagliati, prestazioni calanti e un pesante turnover interno in atto, almeno a livello tecnico. Una situazione che, con l’arrivo di Hamilton, dovrà per forza di cose cambiare e portare l'asticella delle aspettative ad alzarsi. Una unione, che senza dubbio non passerà sottotraccia nei libri di storia della F1, di cui ha voluto parlare Jean Todt, team principal della Ferrari dal 1993 al 2009, quella della golden age targata Michael Schumacher del quinquennio 2000-2004, in una intervista rilasciata alla "Sport Bild".
Secondo il manager francese, l’arrivo di Lewis Hamilton a Maranello potrebbe non essere garanzia di successo. Secondo Todt, il problema del Cavallino non è affatto la formazione, poiché i migliori piloti sognano di guidare la vettura Rossa, quanto piuttosto l'organizzazione tale da portare la Scuderia a compiere l'ultimo passo in avanti per colmare il gap dalla concorrenza diretta, come Red Bull e McLaren. Un passo che, più volte in questi anni, la Ferrari ha dimostrato di non aver saputo compiere.
“Con l’arrivo di Hamilton sarà una Ferrari da 9, mentre la ‘mia’ Ferrari del 1993 era una Ferrari da cinque. La domanda è se nove su dieci sarà sufficiente. Tutto deve essere perfetto per il mondiale. La Ferrari di recente è spesso stata in lotta per la conquista dei titoli senza mai conquistarli perché l’ultimo passo è quello più difficile. Attualmente altre squadre, come Red Bull, hanno più possibilità di vincere. La Ferrari avrà sempre due ottimi piloti perché è il sogno di tutti guidare per la Ferrari, ma anche Schumacher quando si è unito a noi ha dovuto attendere quattro anni prima di vincere il suo primo titolo”.
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