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20/08/2024 12:00:00

Ecclestone e Briatore contro Hamilton: «Sta barando». Ma era solo talento


Storie di Formula 1 di Prisca Manzoni

Il tracciato del Gran Premio di Turchia è fonte di bei ricordi per Lewis Hamilton: nel 2020 vinse lì il suo settimo Mondiale, uguagliando così i numeri di Michael Schumacher, mentre nel 2006 la pista testimoniò al mondo che il ragazzo aveva un talento particolare. Facciamo ora un bel salto nel tempo: il 27 agosto di 18 anni fa il pilota era al suo primo anno in GP2 e correva per la ART Gran Prix, la scuderia di Frederic Vasseur. Già al suo anno del debutto, però, il giovane di Stevenage stava dando filo da torcere a tutti ed era primo nel campionato piloti. 

Tuttavia, arrivando all'Istanbul Park, Nelsinho Piquet, figlio del quattro volte iridato, stava tuonando alla carica: dopo en plein in Ungheria aveva fatto sua anche Gara 1 in Turchia, e ora era a soli 6 punti di distanza dalla cima della classifica. Hamilton, che aveva chiusto al secondo posto al sabato, non aveva chiuso occhio nella notte per cercare una soluzione per fermare l'avanzata del rivale. E così si presentò nel box la domenica chiedendo di scaricare del tutto l'ala posteriore della sua monoposto"Se lui vuole così facciamolo. Non abbiamo nulla da perdere", aveva detto il responsabile tecnico del team, accettando la sfida di quella rischiesta molto rischiosa e azzardata. 

Alle prime curve, però, la scelta sembrava un completo disastro e, dopo un'uscita lunga e un testacoda, Hamilton era in diciannovesima posizione. Ma di certo il vocabolario del britannico non consce la parola "arrendersi", ed entra così in modalità hammerpassando un rivale dopo l'altro, tra cui anche Piquet, che si trovava in quarta posizione. Dopo soli 22 giri, il futuro campione passò secondo sotto la bandiera scacchi. Sopra il podio il pupillo di Ron Dennis era al settimo cielo, ma le feste e le celebrazioni non mancavano neanche nel paddock di Formula 1. 

Ma la gara non era finita

Tuttavia, alcune persone fecero fatica a digerire questo successo. Una di queste era Flavio Briatore, al tempo manager di Nelsinho Piquet, che tuonò contro Bruno Michel, CEO della categoria, per chiedere che la vettura di Hamilton fosse ispezionata. "Mi chiamarono Bernie [Ecclestone ndr] e Flavio [Briatore ndr] dicendo di far controllare la macchina, perchè di sicuro il team stava barando, era impossibile quello che Lewis aveva fatto", ha raccontato il capo della ex GP2 a F1 Nation. "Io risposi che avrei fatto controllare la macchina, ma aggiunsi anche che non avrebbero trovato nulla, solo che il ragazzo era molto speciale. Mi ricordo di essere andato nell'ufficio di Bernie con Gerard [Berger ndr], e anche lui gli aveva detto la stessa cosa. Abbiamo fatto poi i controlli alla macchina e davvero non c'era niente".

Per sancire il tutto in via ufficiale, i giudici di gara emanarono il solito documento, in cui si sottolineava che "la prestazione è da attribuire a un solo fattore: le abilità del pilota". Nel calendario di GP2, dopo quel weekend mancava solo Monza, dove Hamilton mise le mani sul trofeo tanto ambito, laureandosi campione della categoria. Ma il destino aveva in mente un altro regalo per lui: a pochi metri di distanza, Michael Schumacher annunciava il suo ritiro a fine anno, e la Ferrari ufficializzava Kimi Raikkonen come suo successore. Si liberò così un posto in McLaren, proprio nella squadra che aveva puntato su di lui sin dall'inizio. E che fai, non firmi un talento così?

 

Foto copertina x.com

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