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09/11/2024 08:00:00

Gostner: «Motorsport uno sport maschile, per natura. Ragazze? Timide, ma hanno i mezzi»


News di Alessio Ciancola

Dopo oltre 70 anni dalla sua fondazione, nel campionato mondiale di Formula 1, solo cinque figure femminili hanno avuto la chance, e il merito, di ottenere un sedile nella massima serie automobilistica. E ognuna di queste cinque donne stata una vera pilota nel motorsport, non una meteora o una breve comparsa nel panorama motoristico. La percentuale di partecipazione, dunque, si ferma solo al 5%, almeno secondo i dati della FIA Women in Motorsport Commission. Un dato emblemarico, almeno se si considera come in questo sport, più che in altri, importa solamente la bravura nel gestire la propria vettura e trarre il massimo da essa. Una volta abbassato il casco, almeno in teoria, si dovrebbe essere tutti uguali, senza differenze di genere, provenienza o colore.

In teoria, appunto, poiché altrimenti risulta complesso comprendere e spiegare tali statistiche (che valgono per la F1 così come, magari in maniera meno spiccata, anche per altre categorie motoristiche) e capire perché ci sia così tanta difficoltà per le donne nel trovare un sedile, uno spazio nel mondo del motorsport. Una questione, insieme al pregiudizio che comunque accompagna le quote rosa in mezzo ai motori, di cui abbiamo affrontato in esclusiva, nel corso delle Finali Mondiali Ferrari, con Manuela Gostner, pilota bolzanina impegnata nella Coppa Shell del Ferrari Challenge con il team Ineco-Reparto Corse Ram, oltre che ex pilota nell'ELMS s nel Wec dove, nel 2019 e 2020, ha disputato la 24 Ore di Le Mans (terza italiana nella storia a farlo) con il team tutto rosa di Iron Dames.

Una scarsa presenza femminile nel mondo delle quattro ruote che, secondo l'ex pilota di Iron Dames trova le sue radici in questioni "naturali" anziché in un diffuso pregiudizio verso il genere femminile che, secondo lei, è presente in questo mondo alla pari di quanto lo sia in altri.

"Credo ci sia un po' di pregiudizio verso le donne. Ma credo valga nel motorsport, così come altrove: si dirà che non sanno guidare o che non sanno fare bene una certa cosa. Devo dire, per esperienza, che nelle gare del Ferrari Challenge in cui competo nelle prime posizioni, tutti gli uomini mi rispettano. Serve tempo per farli abituare all'idea ma poi sei una di loro. Penso che il motorsport sarà sempre un mondo prevalentemente maschile e credo accada perché ci sono poche donne a cui piace guidare una macchina o con una profonda passione per il motorsport: credo sia una questione di DNA, di natura".

Una situazione che, negli anni, sembra in evoluzione, visto che varie sono le iniziative e le categorie pensate per aiutare le ragazze più talentuose ad emergere e, se allo stesso livello dei ragazzi, a farsi strada, come recenti esempi dimostrano. Pertanto la differenza di genere non significa minore talento, ma le eventuali differenze e difficoltà ad emergere, secondo la pilota Ferrari Challenge, risiedono solo in una 'timidezza' che, a volte, appartiene alle giovani pilotesse. Pertanto, avere fiducia nei propri mezzi e puntare dritte all'obiettivo è uno dei consigli principali che 'Manu' Gostner ha dato alle prossime generazioni.

"Rispetto a quando ho iniziato sono cambiate molte cose per aiutare le ragazze, incoraggiarle: abbiamo avuto la W-Series, il Rising Stars, la F1 Academy e vengono scelte pilotesse per aiutarle a crescere. Il mio consiglio è quello di non ascoltare nessuno, di fidarsi dei propri mezzi, di camminare per la propria strada e restare concentrate sull'obiettivo. Basta fidarsi al proprio istinto e conoscenze, che noi ragazze abbiamo. A volte siamo solo timidine e abbiamo paura di dare il 100%".

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Foto copertina x.com