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23/03/2025 16:15:00

GP Cina - Analisi strategie: «Ferrari, perché cadiamo? Per imparare a rimetterci in piedi»


Gran Premio di Marco Sassara

Oggi vogliamo iniziare così, con una citazione famosa. La preferita di chi scrive… Un mantra oseremmo dire. La Ferrari oggi ha deluso. Ha deluso se stessa, i piloti, i tifosi. Da un giorno così si può solo che ripartire e tornare più forti. Questo avrebbero detto Thomas Wayne e Alfred Pennyworth a Bruce Wayne.

Procediamo però uno step alla volta. Per prima cosa, analizziamo la gara senza considerare la squalifica delle Ferrari e dell’Alpine di Gasly. A quelle arriveremo poi.

Analisi pre-squalifica

Il GP di Cina si è concluso regalandoci delle sorprese sotto il profilo delle strategie. E per fortuna non c’era nulla da inventarsi al muretto. Chi ci legge con frequenza lo sa, siamo i primi critici di noi stessi. Nella giornata di ieri vi avevamo detto che avremmo visto una gara esclusivamente su due soste da affrontare con due set di Hard e uno di Medie.

Questo perché sin dal venerdì avevamo notato dei livelli di degrado piuttosto importanti. Tutte le squadre erano un po’ in apprensione e la Pirelli ha anche aumentato la pressione di 1 psi all’anteriore e al posteriore per cercare di migliorare la situazione. Sabato mattina, con le contromisure apportate dal costruttore di pneumatici, i piloti hanno fatto molta fatica a vedere la bandiera a scacchi della Sprint Race con un solo set di Medie. Il che ci ha portato a dire che la strategia M-H-H sarebbe stata la soluzione migliore per affrontare il GP.

Invece, con molta sorpresa, le cose sono cambiate, con la maggior parte dei team che ha poi deciso di cambiare i propri piani optando per l’unica sosta Medium-Hard, o Hard-Medium in alcuni casi.

Foto: X, Pirelli

Capolavoro Haas

Quella americana è una squadra che spesso, davvero molto spesso, viene mal giudicata per le strategie che adotta in gara, ma quest’oggi c’è solo da farle i complimenti. Con le decisioni prese ha saputo trasformare l’11° posizione di partenza di Ocon in una P7 (diventata P5 post squalifiche) e la 17° di Bearman in una P10 (P8 per le stesse ragioni). Entrambe le vetture a punti in un GP privo di Safety Car e colpi di scena improvvisi. Un grandissimo riscatto dopo il deludente GP d’Australia.

Questo dimostra quanto i team di Formula 1 siano vicini quest’anno. Forse non c’è veramente una squadra messa peggio delle altre, o se c’è dovremo aspettare di vedere come le vetture lavorino sulle differenti tipologie di tracciati per valutare pregi e difetti di ogni monoposto.

La Haas ha creduto sin da subito nell’unica sosta. Ha fatto percorrere 12 giri ad Esteban sulle Medie ad inizio gara mettendolo nella condizione di sfruttare maggiormente la mescola che si adattava meglio alle caratteristiche di Shanghai, la C2. Bearman invece ha fatto un grandissimo lavoro di gestione della mescola Media. Monta la C3 nel corso del 27° giro e ci percorre 30 tornate da lì alla fine del GP. È il pilota che ci ha percorso più giri di tutti e ha ottenuto anche dei punti. La cosa ha quasi dell’incredibile perché è riuscito a battere anche l’Aston Martin di Stroll, che sulle Hard è stato per molto tempo all’interno della top-10. Lance non ha creduto nel potenziale della Medium, ha allungato lo stint sulle Hard di 10 giri rispetto a Oliver e quando ha montato la gialla è finito in P14 nel traffico di Doohan.

Foto: X, Pirelli

La Ferrari non ha (quasi) nulla da recriminare lato strategie

Se guardiamo la gara esclusivamente dal punto di vista delle strategie, la Ferrari non ha (quasi, questo quasi ce lo portiamo nell’analisi post-squalifica) nulla da recriminare. Se la gara fosse terminata realmente con il quinto e sesto posto delle due SF-25 dal nostro punto di vista la casa di Maranello avrebbe fatto il massimo.

Se osserviamo la sfida che conta, Piastri, Norris, Russell, Verstappen, Hamilton e Leclerc hanno effettuato la prima sosta quasi all’unisono, tra il 14° e 16° giro. Non ci sono dunque grandi differenze. Russell prova a giocare d’anticipo, supera Norris con un undercut e poi viene subito sorpassato di nuovo. Questo dimostra che la McLaren ne aveva di più e ha semplicemente gestito il ritmo per arrivare a fine gara nel suo secondo e ultimo stint su Hard.

Attorno al 20° giro, Hamilton si accorge che Leclerc ne ha di più e lo lascia passare nella speranza possa attaccare Russell. Charles ci prova, ma non avrà mai il passo per superare George.

Al giro 38, Hamilton decide di andare ai box per effettuare la seconda sosta. Lewis era davanti a Verstappen fino a quel momento, ma il gap tra i due stava iniziando ad assottigliarsi, per cui la Ferrari ha deciso di mettersi in una condizione d’attacco. Sarebbe stato superato comunque da Max, quindi sesto per sesto, la Rossa ha deciso di spingere. Verstappen effettivamente ne aveva di più e nel finale supera Leclerc che a causa dell’ala rotta non ha potuto gestire le gomme al massimo delle sue possibilità.

Quando Lewis rientra ai box al giro 38, aveva 3,5’’ di ritardo da Leclerc e a fine gara con una sosta in più, chiude a 2’’1 dal compagno. Molto probabilmente viste le difficoltà non sarebbe stato possibile per il britannico fare di più se avesse concluso la gara su una sosta. Hamilton non aveva lo stesso passo visto nella Sprint.

La SF-25 non era da vittoria

Contrariamente a quanto affermato da Leclerc, possiamo dire che la Ferrari non era da vittoria quest’oggi. La perdita della bandella dell’ala anteriore ha causato un deficit sulla vettura di Charles, soprattutto per quanto riguarda la gestione gomme, però sarebbe stato comunque difficile per lui ottenere più della quinta posizione… Magari avrebbe potuto resistere agli attacchi di Max nel finale, quello probabilmente sì, e ancora prima tentare l’assalto su Russell, ma le McLaren erano troppo lontane. La vittoria, onestamente, non era possibile.

Analisi post-squalifica

La Ferrari si è presa la colpa della squalifica di Hamilton dicendo di aver fatto un errore di valutazione, mentre incolpa la strategia ad una sosta per la squalifica di Leclerc. La Ferrari aveva probabilmente fatto i calcoli per terminare la gara con un certo quantitativo di gomma dato dalla doppia sosta. Peccato poi che con Charles si sia scelto di fare una sola sosta. Cosa che secondo la Ferrari è costata 1 Kg di troppo (250 grammi per gomma se vogliamo, 1 kg diviso quattro). Alla pesa la SF-25 ha raggiunto un valore di 799 Kg contro gli 800 Kg minimi previsti da regolamento.

Peccato che in tutto questo scenario ci sia una falla bella grossa. Anche gli altri team erano partiti per effettuare due soste e poi ne hanno fatta una. Lo ha affermato a fine gara il team principal della McLaren, Andrea Stella. La Ferrari non ha saputo fare bene i conti. Se fossero stati consapevoli di questo problema avrebbero dovuto far fare a Charles due soste come a Hamilton, cosa che non avrebbe gravato troppo, come visto con Lewis sul tempo finale di gara. Hamilton è stato poi squalificato per un usura eccessiva dei pattini, ma forse con una doppia sosta, almeno Leclerc ne sarebbe stato risparmiato.

«Ferrari, perché cadiamo? Per imparare a rimetterci in piedi». Gli errori non sono mai intelligenti, (diceva una mia amica, ndr), però da questi si può trarre un profondo insegnamento (aggiungo io, ndr). La Ferrari ha iniziato la stagione nel peggiore dei modi. Errori a Melbourne, errori ancor più gravi in Cina… Poi accendiamo la TV e sentiamo Leclerc parlare di vittoria sfumata. Tutto questo non ha senso.

La Ferrari credeva di essere più competitiva e diciamolo, non lo è. A parte la vittoria nella Sprint di Hamilton (in quel caso è stata la McLaren a sbagliare assetto al venerdì, per stessa ammissione di Stella), non ci sono stati altri segnali positivi. Ora bisogna prendere il buono e cerare di migliorarlo. Niente di più. Il campionato è lungo e necessita di una dimostrazione di forza da parte degli uomini di rosso vestiti. La McLaren è la favorita, lo è stata sin dall’inizio. La Ferrari può però lottare con Mercedes e Red Bull per il secondo posto costruttori e deve poter contare sul supporto dei propri tifosi.

Oggi è stata una brutta giornata, ma dobbiamo starle vicino, proprio come Thomas e Alfred avrebbero fatto con Bruce.

Foto: Ferrari

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