Che la competitività di Hamilton una volta giunto in Ferrari non sarebbe stata immediatamente su livelli eccelsi era qualcosa che tutto l'ambiente aveva già messo ampiamente in conto. In fin dei conti non poteva essere altrimenti per un pilota che dopo 12 anni non ha solo cambiato squadra ma anche vita, dal momento che passare dall'Inghilterra all'Italia non è semplice, sia come metodologia di lavoro ma anche e soprattutto come routine.
Questo fine settimana sembra aver messo particolarmente in crisi il britannico che anche nel corso della qualifica è sembrato essere ancora alla ricerca della sintonia con la sua SF-25, mai trovata sin dai primissimi giri del venerdì. Se ha prima evitato l'eliminazione in Q2 per soli 7 millesimi su Alexander Albon, per Hamilton la doccia in Q3 è stata gelata: sono infatti sei i decimi che lo separano da Charles Leclerc, un verdetto pesante in un inizio di stagione che si sta rivelando più complicato del previsto.
Per un pilota la fiducia nella monoposto è un aspetto fondamentale per poter spingere al limite, soprattutto in un tracciato come quello di Jeddah sul quale si viaggia a delle velocità inedite per un cittadino. La SF-25 è una monoposto nata sicuramente con delle lacune, in particolare per quel che concerne i tratti lenti: una chiara dimostrazione è la sequenza di curva 1-2, dove la vettura di Maranello paga due decimi rispetto agli altri top team, risultando lì la penultima squadra come performance assoluta.
I problemi della Rossa sono comprovati dalle difficoltà con le quali anche Leclerc è costretto a convivere, riuscendo però a mettere una pezza nei settori successivi della pista. Il monegasco è certamente uno dei migliori qualificatori della griglia e non lo scopriamo certo oggi, ma un divario superiore al mezzo secondo non può certamente trovare risposta nelle sole abilità del compagno e nei deficit che la monoposto presenta.
Il sette volte iridato non ha mai completamente digerito questa generazione di vetture ad effetto suolo e lo si era già notato nei tre anni trascorsi in Mercedes al fianco di George Russell. Da quando Hamilton è giunto in Ferrari il trend è rimasto pericolosamente lo stesso, eccezion fatta per il lampo messo a segno in Cina.
Al netto di quello che oggi sarà il 40° Gran Premio consecutivo senza pole per il britannico (digiuno più lungo di sempre in carriera), il confronto con gli ultimi due compagni di box è incredibilmente insolito se si considera la caratura di un pilota come Lewis Hamilton. Nel 2024 in qualifica Russell ha avuto la meglio in 19 occasioni sulle 24 totali, con un distacco medio di 2 decimi. Facendo un rapido calcolo derivato dai distacchi mostrati nella grafica sottostante, il distacco sale invece a tre se paragonato a Leclerc.
Precisiamo: nessuno si aspettava - o pretendeva - di trovare sin da subito un Hamilton a pochi millesimi, se non addiruttura davanti, a Leclerc. È però innegabile come il pluricampione del Mondo stia facendo fatica, molto probabilmente più di quella che a Maranello avevano messo in conto.
A far sorgere qualche punto interrogativo è, inoltre, l'atteggiamento dello stesso Hamilton che rispetto ai test pre-stagionali è drasticamente cambiato. Quella scintilla iniziale sembra già essersi esaurita, come affermato anche da Ivan Capelli a Sky Sport: "Gli ingegneri hanno gli strumenti per valutarlo, ma da fuori vediamo un Hamilton che non riesce mai ad essere aggressivo... sembra subire la vettura, le sue traiettorie appaiono sempre piene di correzioni. Lewis è un pilota che a Jeddah ha conquistato una pole position e sa bene dove cercare la velocità. Eppure ad oggi sembra mancare il feeling, non riesce a costruire un giro pulito".
Mai come ora è necessario trovare al più presto l'origine del problema, considerando che siamo ormai alle porte della quinta gara e il primo terzo di stagione si è quasi esaurito: tra poco non si potrà più ridurre il tutto ad un "semplice periodo di adattamento" alla Ferrari.
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