La Formula 2 fa parte delle categorie cosiddette propedeutiche alla Formula 1, e che dovrebbero quindi avere lo scopo di preparare i piloti all'ingresso nella classe regina del motorsport.
Eppure, la realtà dei fatti è ben diversa, e la stagione 2025 ce lo sta dimostrando in maniera lampante: ecco cosa non va.
L'attuale leader del campionato mondiale di F1, ovvero Oscar Piastri (classe 2001), è più giovane del pilota in testa alla classifica della Formula 2, vale a dire Richard Verschoor (classe 2000).
Questa surreale statistica potrebbe bastare per descrivere la problematica, ma sarebbe facile replicare: "L'età è solo un numero nello sport". C'è, infatti chi emerge giovanissimo, si pensi a Verstappen o ad Antonelli, e chi impiega più tempo a raggiungere il proprio apice, come Sainz per esempio.
La riflessione in atto non nasce, infatti, dalle carte di identità, bensì dalla carriera del pilota MP Motorsport, arrivato al quinto anno in F2.
La domanda sorge quindi spontanea: che senso ha vedere un profilo competere cinque anni in una categoria "propedeutica"?
Nel particolare caso di Verschoor, stiamo parlando di un pilota che gareggia autonomamente (con il supporto economico di alcuni sponsor) e che non è mai stato affiancato a nessuna Academy di una scuderia.
Anche se dovesse vincere il campionato, quali sarebbero - realisticamente - le possibilità di vederlo in Formula 1 nei prossimi anni? Probabilmente inferiori allo zero. Il suo percorso non è mai stato seguito dalle squadre, e un titolo in F2 non sarà la svolta.
La categoria nasce con lo scopo di preparare i protagonisti alla F1, ma ha ancora senso vederla così al giorno d'oggi?
Il principale motivo per cui diversi piloti competono in Formula 2 è la volontà di accumulare punti per la propria superlicenza. Per correre nella Classe Regina, infatti, bisogna raggiungere almeno i 40.
Eppure, specialmente nel recente passato e presente, abbiamo assistito a più casi in cui i risultati ottenuti in F2 erano ingannevoli rispetto al potenziale del pilota in questione: Antonelli e Bearman sono arrivati fuori dalla top 5 in classifica lo scorso anno, mentre Verstappen ha addirittura saltato la categoria, passando dalla F3 europea alla F1 nel 2015.
Con il progresso tecnologico nell'ambito della simulazione e la possibilità di effettuare molteplici test privati con le scuderie ufficiali, i giovani sono pronti anche senza la Formula 2. Ne hanno bisogno dal punto di vista burocratico, ma non dell'esperienza. Eppure, è sempre bello veder competere i migliori talenti del mondo, le "stelle del futuro", l'uno contro l'altro. O meglio, sarebbe bello...
Come si può tornare allo scenario ideale della "propedeuticità" tra categorie? Con una semplice regola, già attuata in Formula 1 Academy (campionato tutto al femminile): un limite massimo di stagioni.
Realisticamente, un vero talento, un pilota che ha davvero quel che serve per sbarcare in F1, ha bisogno di un paio d'anni al massimo per dimostrare il proprio valore; uno di apprendistato e l'altro di risultati.
Piloti come Rosberg, Hamilton, Leclerc, Russell, Piastri e Bortoleto hanno avuto successo alla prima opportunità, il che non fa altro che supportare la nostra tesi: venga lasciato più spazio al talento, e meno al portafoglio di piloti il cui futuro è ben lontano dalla Formula 1...
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Martina Luraghi
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