Adrian Newey è entrato in Aston Martin con il ruolo di Managing Technical Partner, portando un bagaglio tecnico e umano senza pari nella storia della Formula 1. La sua figura iconica, capace di unire visione olistica e ingegneria pura, rappresenta una svolta per la scuderia guidata da Lawrence Stroll. In questa intervista pubblicata dalla squadra, l'ingegnere torna a parlare dopo l'addio a Red Bull, affrontando temi legati al presente, al futuro regolamentare, al rapporto con i piloti e al suo metodo progettuale. La conversazione è suddivisa in quattro articoli tematici per esplorare ogni aspetto. Questo primo approfondisce il valore della sua visione, alla base di un progetto in piena crescita.
Il titolo inedito affidatogli segna un cambiamento significativo per la squadra, che punta al vertice: “Lawrence ha molto gentilmente deciso di affidarmi questo ruolo, come suo partner nello sviluppo tecnico, per potenziare le nostre capacità ingegneristiche”, spiega Newey.
Dopo due mesi, l’ambiente gli appare energico e accogliente: “La squadra è cresciuta molto in termini di personale in pochissimo tempo. Le strutture sono eccellenti, le persone entusiaste: ora il nostro compito è far funzionare tutto al meglio. La Formula 1 è fatta di tecnologia, ma sono le persone a guidarla davvero”.
Nel nuovo AMR Technology Campus, con il simulatore di ultima generazione e una galleria del vento considerata tra le più avanzate, il progettista mantiene un tono prudente: “È una struttura eccellente, ma bisogna ottimizzarne l’utilizzo. In Red Bull, per dire, avevamo la peggior galleria del vento della F1, eppure abbiamo raggiunto grandi risultati lavorando in armonia”.
Il concetto chiave per lui resta la sinergia umana: “Non sono uno da discorsi motivazionali da football americano. Preferisco lavorare al fianco dei colleghi, ascoltare, analizzare e proporre. Guidare con l’esempio, più che con le parole”.
Il suo metodo combina il lavoro solitario sul tavolo da disegno, dove l’intuizione prende forma, e l'interazione costante con gli ingegneri: “Si tratta di guardare i loro lavori, discuterne le idee e aiutare a migliorare le nostre capacità collettive”.
Un passaggio importante riguarda anche la collaborazione con Andy Cowell, ex capo dei motori Mercedes: “Ci conosciamo dai tempi di McLaren. Abbiamo ruoli complementari: lui guarda l’organizzazione nella sua interezza, io mi concentro sull’ingegneria. Ma ci scambiamo continuamente idee. C’è una bella sinergia”.
L’unione tra due figure di rilievo, insieme alla visione ambiziosa della proprietà, apre scenari di grande potenziale. Ma per Newey, prima di sognare, serve concretezza: “Non si tratta di immaginare il futuro. Si tratta di costruirlo, un passo alla volta. E se faremo bene il nostro lavoro, allora i risultati arriveranno”.
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