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14/05/2025 16:00:00

Newey e i piloti: «Non puoi affidarti solo ai dati, devi entrare nelle loro teste»


News di Daniele Muscarella

Adrian Newey è approdato in Aston Martin come Managing Technical Partner, portando con sé un patrimonio tecnico e umano che ha plasmato la storia della Formula 1 moderna.

In una lunga intervista pubblicata direttamente da Aston Martin, racconta il presente, le sfide regolamentari del 2026, il suo metodo di lavoro e il ruolo centrale del pilota nel rendere vincente una vettura. Per approfondire ogni aspetto, abbiamo suddiviso il racconto in quattro articoli tematici, il primo dedicato alla visione condivisa con Lawrence Stroll, il secondo sulla sfida regolamentare 2026, questo sul suo particolare rapporto con i piloti.

La sua figura iconica unisce visione olistica, rigore ingegneristico e una profonda attenzione al rapporto con i piloti, veri co-protagonisti del processo creativo. Newey ascolta, interpreta, ma poi chiede loro di fondersi completamente con la macchina, fino a estremizzare aspetti come la posizione di guida e il comfort, sacrificabili in nome della prestazione assoluta.

Uno degli aspetti meno visibili – ma decisivi – del lavoro di Adrian Newey è la sua relazione con i piloti. In un’epoca in cui i dati sembrano regnare sovrani, Newey continua a dare grande valore al feedback umano, al dialogo diretto, all’intuizione di chi guida. Un aspetto che, negli anni in Red Bull, ha trovato nel rapporto con Max Verstappen una delle espressioni più evolute.

Non è un caso che molti osservatori siano convinti che Newey abbia cucito le ultime Red Bull attorno allo stile di guida del fuoriclasse olandese. Ora che Newey è in Aston Martin, le speculazioni su un possibile futuro comune si moltiplicano. Senza confermare nulla, l’ingegnere britannico offre però uno sguardo prezioso sul suo metodo.

"Ho parlato a lungo con Lance e Fernando, raccogliendo le loro impressioni sui punti di forza e di debolezza della vettura attuale, e sulla correlazione tra macchina reale e simulatore. I piloti sono una parte essenziale del ciclo di feedback che guida lo sviluppo tecnico."

Ma quanto è cambiato il ruolo del pilota con l’avvento dell’analisi dati? "Rispetto a quando ho iniziato, oggi i data recorder hanno cambiato tutto. È più facile collegare ciò che dice il pilota con ciò che emerge dai numeri. Ma attenzione: i piloti sono creature intuitive. Cambiano stile di guida per compensare i limiti dell’auto, a volte senza rendersene conto. Quindi non puoi affidarti solo ai dati: devi entrare nella loro testa."

Un approccio raffinato che si è evoluto anche grazie all’esperienza diretta in pista. "Ho iniziato a correre io stesso dopo i quarant’anni – una sorta di crisi di mezza età! – ma mi ha aiutato molto a capire meglio le dinamiche del veicolo. Quando un pilota ti racconta certe sensazioni, ora riesco a leggerle con maggiore consapevolezza."

Lavorare con i piloti non è solo utile, ma anche stimolante: "Mi piace. Ti restituiscono un feedback immediato – che a volte può essere diretto, anche brutale – ma è fondamentale sapere dove stai andando. È una parte molto gratificante del nostro mestiere."

Newey non cerca conferme, ma lavora in funzione della verità tecnica, anche quando questa emerge dalle parole più spontanee di un pilota. È questo equilibrio tra metodo e intuito a renderlo unico. E forse, è proprio questa empatia ingegneristica che potrebbe rivelarsi decisiva nel costruire un futuro vincente – qualunque siano i nomi al volante.

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