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28/07/2025 16:30:00

L’inutile polemica sulle gomme full wet


Articolo di Daniele Muscarella
Ogni volta che la gara parte dietro safety car o viene posticipata per pioggia, riesplode il dibattito: “Perché non si corre più sul bagnato?” e tra gli imputati finisce spesso ingiustamente la Pirelli

Ancora una volta, la Formula 1 ha dovuto fare i conti con il meteo. Il GP del Belgio 2025 ha visto la partenza ritardata di oltre un’ora, non tanto per l’intensità della pioggia quanto per l’impossibilità di correre in sicurezza su pista bagnata. Ma attenzione: non è la pioggia in sé il problema, non in termini di aderenza dellle gomme almeno. Il nodo cruciale, soprattutto con queste monoposto, è la visibilità.

Spa-Francorchamps è uno dei tracciati più iconici ma anche uno dei più rischiosi del mondiale, e le condizioni diventano critiche in presenza di acqua. Curve cieche come l’Eau Rouge-Raidillon diventano un salto nel buio quando un muro d’acqua nasconde completamente la visuale. Non è un caso se questo è stato il teatro delle tragedie più recenti nelle categorie formula: Anthoine Hubert nel 2019 e Dilano van 't Hoff nel 2023.

Ogni volta che la direzione gara attende che la pista si asciughi, o la gara parte dietro safety car o viene posticipata per pioggia, riesplode il dibattito: “Perché non si corre più sul bagnato?”. Le prime accuse vanno subito a Pirelli e alla FIA, colpevoli di aver anestetizzato lo spettacolo. In realtà, le gomme da bagnato della casa italiana darebbero tutto il grip necessario per correre e sono ben più performanti di quanto si pensi: riescono a evacuare fino a 85 litri d’acqua al secondo per pneumatico. Il vero nemico non è il grip, ma il muro d’acqua sollevato alle spalle delle vetture, e anche in questo le gomme non rivestono il principale ruolo negativo.

Con le moderne monoposto ad effetto suolo, il fondo lavora come un gigantesco aspiratore, sollevando l’acqua dalla pista e proiettandola in alto attraverso il diffusore. Il risultato è una nuvola densa che riduce la visibilità a zero per chi segue. Questo è emerso chiaramente nei test svolti dalla Ferrari a Fiorano, in cui furono provati alcuni grossi paraspruzzi montati sulle ruote per mitigare il problema. Il risultato? I paraspruzzi si rivelarono inutili: la maggior parte dello spray non proveniva dalle gomme, ma dal fondo vettura.

I piloti non fanno testo

Fanno poco testo, in questo contesto, anche le dichiarazioni dei piloti – o almeno di alcuni – che si dicono pronti a correre in ogni condizione. Conosciamo il loro spirito: sono matti meravigliosi, disposti a prendersi rischi estremi pur di gareggiare. Ma la sicurezza in Formula 1 non può essere lasciata solo al livello individuale di incoscienza o coraggio.

E c'è chi comunque analizza con maggiore lucidità: "Non possiamo biasimare la direzione di gara perché saremmo i primi a gettargli merda addosso se succedesse qualcosa", ha dichiarato il team principal della Ferrari Frederic Vasseur nel briefing post-gara.

Nostalgia di una F1 che (per fortuna) non c'è più

Allora si torna con nostalgia a un’epoca in cui si correva sempre, comunque, anche nel diluvio? Quando i piloti affrontavano condizioni impossibili con impavida (in)coscienza? Ricordiamoci che in quegli anni la morte faceva parte del conto. Le statistiche parlano chiaro: più di una tragedia all’anno negli anni '70 e '80. Vogliamo davvero tornare a quel passato?

In tanti si chiedono allora perché esistono le gomme full wet con questa generazione di monoposto, e la domanda è in effetti più che lecita. Forse si potranno usare su piste dove comunque la scarsa visibilità comporta meno rischi, o forse non si useranno mai.

La sicurezza oggi è una priorità. Forse anche a scapito dello spettacolo, ma un campionato che garantisce l’incolumità dei suoi protagonisti è l’unico che merita di essere visto.

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Foto copertina x.com