Era arrivato in Ferrari sul finire della stagione 2024, annunciato dal team principal Frederic Vasseur come uno dei "Top Guy" (insieme al direttore tecnico Loic Serra), utili a rafforzare lo staff della Scuderia. Stiamo parlando di Jerome D’Ambrosio che, dallo scorso mese di ottobre, ha assunto il ruolo di vice team principal e responsabile della Ferrari driver academy, dopo aver concluso la sua fruttuosa esperienza in Mercedes, al fianco di Toto Wolff. Il belga, ex pilota di F1, ha assunto quindi un ruolo importante a Maranello, di supporto al team principal Vasseur (con cui, come lui stesso ha ammesso, si sente cinque volte al giorno), sia nel prendere decisioni importanti sia nell'alleggerire la lista di compiti che gravano sulle spalle del numero uno del muretto rosso.
Non solo, poiché al bisogno (come accaduto nello scorso Gran Premio d’Austria), Jerome D’Ambrosio può essere chiamato a sostituire sui campi di gara il manager di Draveil. Un compito che l'ex Lotus e Marussia ha svolto davvero bene, meritandosi attestati di stima sia da parte dei tifosi della rossa che dagli addetti ai lavori, anche per la precisione nelle interviste dopogara. E, parlando al sito belga La Libre, D’Ambrosio ha parlaro proprio di cosa significhi lavorare a Maranello, di quali siano le pressioni e la forte emotività che accompagna ogni situazione dettata dalla grande passione dei tifosi.
“La vita in Italia è diversa. Professionalmente sta andando bene. La Ferrari è una squadra a parte perché si vivono le cose in maniera molto diversa rispetto alle mie esperienze passate. La Ferrari è una religione per tanti. La mattina quando vado a prendere il caffè vicino alla fabbrica, ricevo molte domande su com’è andato il weekend. Ognuno vive la Ferrari in modo unico. C’è gente davanti alla fabbrica ogni giorno”.
L’ex Mercedes, in questa interessante intervista, ha proseguito sostenendo come tutto in Italia venga quindi amplificato: un fattore non banale per chi lavora a Maranello, che oltre al nuovo lavoro e alla nuova vita, viene chiamato ad adattarsi anche a questa forte emotività di tutto l'ambiente. Un fattore spiazzante, almeno all'inizio.
“Tutto è amplificato attorno alla Ferrari, nei momenti belli e in quelli brutti. E bisogna cercare di filtrare tutto questo. Essere avvicinato dai tifosi è sempre bello, ma quello che mi piace di più è sentire un ‘forza Ferrari’ e avere il sostegno dei tifosi in ogni circostanza”.
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