Le sette doppiette - numero più alto dal 1988 - conquistate nelle 14 gare sinora disputate hanno posizionato questa McLaren (in termini meramente statistici, niente paragoni col passato) alle spalle solamente di quella che tra le proprie fila vantava due piloti che le vetture le sapevano guidare discretamente bene, vale a dire la coppia formata da Ayrton Senna e Alain Prost.
Ad ogni modo, anche la versione 2025 è un rullo compressore che continua a registrare numeri importanti e in questo senso quanto raggiunto in Ungheria è assai prestigioso: il successo di Lando Norris a Budapest ha infatti permesso alla squadra di Andrea Stella di toccare quota 200 vittorie in Formula 1, traguardo in passato conseguito dalla sola Ferrari (attualmente ferma a 248).
Quali sono però le altre date da cerchiare in rosso nella storia del team di Woking? Per scoprirlo non dobbiamo fare altro che intraprendere un viaggio nel passato...
Quella domenica andò in scena la classica gara "alla Monaco", nel quale l'unico evento degno di nota fu - purtroppo - l'incidente occorso al 67esimo giro tra Martin Brundle e Patrick Tambay nei pressi del Mirabeau. Fortunatamente per i piloti coinvolti nessuna conseguenza, il che permise di portare quindi a termine la corsa.
A conquistare la vittoria fu Alain Prost davanti al compagno Keke Rosberg, capace di rimontare fino alla seconda posizione dopo essere scattato dalla nona casella in griglia. Sul podio a far loro compagnia ci fu un altro pilota che un paio di stagioni più tardi avrebbe poi incrociato il proprio destino con quello della McLaren, vale a dire Ayrton Senna.
Il classico diluvio di Interlagos. In quelle condizioni di meteo avverso all'epoca poteva avere la meglio soltanto colui che quell'anno fu capace di vincere per la seconda volta in carriera il proprio Gran Premio di casa, nonostante fosse alla guida di una monoposto inferiore rispetto alla Williams FW15C (una delle vetture tecnicamente più avanzate di sempre) dello storico rivale Prost.
Neanche lo stop and go inflittogli per aver sorpassato in regime di bandiera gialla fu in grado di fermare Senna che da lì iniziò una delle sue incredibili rimonte: al termine del regime di Safety Car - introdotto nell'attesa che passasse il temporale - la McLaren decise di richiamare ai box il brasiliano prima di Damon Hill, allora leader della corsa, per montare le gomme da asciutto.
Dopo che anche la Williams ebbe effettuato la sosta, Ayrton si era ormai avvicinato minacciosamente e alla 42esima tornata tentò immediatamente il sorpasso in curva 6; nonostante una pista ancora umida e il posizionamento fuori dalla traiettoria ideale, il brasiliano dimostrò una grandissima capacità nel controllare la vettura, ritardando il punto di staccata e portando la sua MP4/8 davanti.
Una giornata trionfale per la McLaren, resa ancor più speciale dalla presenza di Juan Manuel Fangio (all'epoca il pilota più vincente di sempre) che sul podio consegnò personalmente il trofeo al vincitore, il quale non aveva mai nascosto la propria ammirazione verso il pluricampione argentino. Un'istantanea che ancora oggi viene ricordata come una delle più significative nella storia della Formula 1.
Abbiamo ormai capito che alla squadra britannica piace festeggiare questo genere di traguardi in grande stile, dal momento che anche la numero 150 è arrivata in concomitanza di una doppietta. Oltre un minuto il distacco rifilato al primo degli inseguitori - Felipe Massa su Ferrari - a certificare un dominio incontrastato che, inoltre, sancì la 55° vittoria del motore Mercedes.
Davanti al compagno-rivale Lewis Hamilton a trionfare fu Fernando Alonso che grazie a quel successo tornò in testa al Mondiale a pari punti proprio col britannico, in un campionato che a fine anno vide però primeggiare la Rossa di Kimi Raikkonen per quello che, a distanza di quasi 20 anni, rimane l'ultimo titolo piloti conquistato dalla Scuderia di Maranello.
Curioso, inoltre, l'episodio che ebbe come protagonista la stessa McLaren che ordinò a Lewis di non attaccare il compagno, operazione - quella del team order - all'epoca vietata dal regolamento e per la quale la FIA aprì un'indagine, terminata poi con il più classico dei "no further action".
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