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21/10/2025 07:00:00

L’uomo di ghiaccio sotto il sole


Storie di Formula 1 di Paolo Marcacci

La Ferrari quel giorno mise in atto la più audace tra le scommesse possibili: una sola sosta. Un rischio calcolato, sul quale investire la moltiplicazione delle chance. Soprattutto, una sfida diretta al dominio Mercedes. Sfrontata, forse.

Intanto, dal fondo, una Red Bull guidata da un giovane, arrembante figlio d'arte risaliva con autorevolezza da veterano: era già suX Max Verstappen, incurante d'ogni gerarchia, impermeabile a qualsivoglia timore reverenziale.

Kimi non sembrava teso. L'espressione a metà strada tra quella di uno che si diverte e quella di chi passa lì per caso. La solita, insomma.

Il sole del Texas, quello che asciuga le carrozzerie all'istante negli autolavaggi, sembrava accendere un casco rosso, mentre un cuore batteva calmo. Era domenica, 21 ottobre 2018.
Cinque anni senza vittorie non avevano scalfito la sua impassibilità; in realtà un fuoco antico ardeva ancora, apparentemente senza sciogliere il ghiaccio di un'espressione.

Argento come fosse oro, la Mercedes di Hamilton brillava, davanti. Kimi non osservava. Kimi ascoltava se stesso. Il semaforo si spense, e in quell’istante tutto il mondo si ridusse a un rombo e a un lampo rosso che balzava avanti.
Alla prima curva, la Ferrari numero 7 si infilò all’interno, senza esitazione. Il Re di Ghiaccio era tornato in testa.

Ferrari numero sette, l'orizzonte sgombro dopo una prima curva.

Cos'era più bollente, da quel momento in poi? Il sole texano o la tensione per l'arrembaggio dietro gli scarichi d'una sagoma rossa?

Verstappen, Hamilton...punteggiatura di un inseguimento.
Quella sola sosta in rosso, unico baluardo contro un esercito di pistoni.

Quando il battistrada iniziò a sentirsi masticato come il chewing-gum di una teenager annoiata, l'uomo di ghiaccio rallentò ulteriormente il battito del cuore, aggrappandosi al volante per farne un compasso, sopra lo sgambetto delle traiettorie.

Alla fine il ragazzo arrembante e il campione in carica tenuto dietro alla prima curva, videro un orizzonte a scacchi ammantare un retrotreno che scodinzolava: la ventunesima e ultima vittoria in carriera per Kimi; un’astinenza di 113 gare dall’ultimo successo, cinque anni prima in Australia; un sorriso sghembo sul podio, mentre un muretto veniva giù per la soddisfazione. Quello stesso muretto dal quale avevano tentato di fornirgli indicazioni, solo per sentirsi rispondere attraverso il fruscio delle scie rimaste educate. Mentre nemmeno il sole texano riusciva a sciogliere il ghiaccio di un'espressione imperturbabile.

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