L'incidente in cui ha perso la vita è uno dei tre episodi dai quali, per contrasto, e per loro fortuna, i piloti coinvolti sono usciti (incredibile, eppure è vero), assolutamente illesi.
Vorrei dedicare questo numero delle "prospettive mondiali" a parlare di sicurezza, per quanto posso e sono capace.
La Formula Uno ha fatto passi enormi per proteggere i piloti, al punto che si può affermare che domenica scorsa il posto più sicuro da cui seguire il Gran Premio era l'abitacolo di una Formula Uno: venerdì, nelle prove libere, Schumacher esce di pista a 190 kmh, fa un doppio tonneau da cui esce illeso andando a vincere due giorni dopo la gara.
Villeneuve impatta contro un muretto a 250 kmh uscendo anche lui illeso, però è proprio nel corso del suo incidente che muore il commissario. Tre incidenti terrificanti, e sto lasciando da parte quello di Heidfeld. Se non fosse morto il commissario di percorso oggi, oltre ad aver festeggiato o apprezzato la bella vittoria Ferrari, saremmo a commentare il clamoroso livello della sicurezza passiva raggiunto dalle Formula Uno moderne, che rimane comunque un riferimento anche per le altre categorie e forse anche per le vetture della produzione, nonostante si tratti comunque di incidenti molto brutti.
Il verificarsi di tali incidenti e il fatto che rispetto all'anno scorso il tempo della pole position sia sceso di 3"7 dovrebbe indurre ad attente considerazioni sia dal punto di vista tecnico che regolamentare, ed a suggerire ai piloti di prestare particolare attenzione al loro comportamento in pista e a quello delle vetture, che indubbiamente presenta criticità.
Il guadagno di 3"7 viene spiegato anche con il raggiungimento di elevatissime velocità di punta (sabato, in qualifica, Juan Pablo Montoya ha toccato i 313,7 kmh alla misurazione della velocità massima e nello stesso punto il più lento ha raggiunto comunque i 300 kmh). A tali velocità corrispondono sollecitazioni che espongono le sospensioni a rischio di rottura (è proprio la rottura di una sospensione ad aver causato l'incidente di Hakkinen), sulle quali influisce anche non poco il livello di aderenza che si cerca dalle gomme.
In un circuito punti "sicuri per definizione" non ce ne sono; ve ne sono però dove è più probabile essere al sicuro (per esempio, all'interno di una curva o a una certa distanza dalla pista). A prescindere dall'episodio di Melbourne, potrebbe rivelarsi indicato sostituire le segnalazioni con bandierine ricorrendo a segnali luminosi (basati tanto su semafori quanto su indicatori luminosi sul volante - computer). Potrebbe rivelarsi molto utile, pensando alla protezione dei commissari di percorso, studiare un "catalogo" di soluzioni.
In certi circuiti può essere adatto rialzare i muretti - mentre altrove può rivelarsi redditizio installare appositi gabbiotti protetti; altrove possono essere indicate metodologie differenti. Può essere utile ripensare la disposizione delle tribune.
Goletto Piero Giuseppe