Nella notte di Abu Dhabi, ultimo capitolo di questa lunga stagione appena andata in archivio, Nico Rosberg entra nella storia e diventa il trentatreesimo uomo ad aver vinto il Mondiale di F.1. Un titolo meritato, sofferto, molto intenso, che ha ancora più valore se si pensa alle due stagioni precedenti. Stagioni nelle quali il confronto con Lewis Hamilton era stato durissimo e senza appello, nonostante le indiscusse doti di Rosberg. Nel 2014, proprio sul tracciato di Yas Marina, Hamilton tornava alla vittoria nel mondiale dopo sei anni di digiuno (una delle pause più lunghe tra i pluriridati) e metteva in mostra tutta la sua superiorità nei confronti del suo rivale. Nel 2015, per Nico, andava ancora peggio: la consacrazione di Lewis, per la terza volta campione e con autorevolezza ancora più grande, stava per relegare definitivamente Rosberg nel giro dei gregari, di quelli che, pur avendo un’auto vincente, nulla hanno potuto contro il dominio del proprio compagno di squadra (vedi Barrichello, Coulthard o Webber, giusto per citarne alcuni…).
E invece no. Nico Rosberg, classe 1985, figlio di tanti luoghi e soprattutto figlio di Keke, campione del mondo F.1 nel 1982, è riuscito a ribaltare quello che sembrava un destino. Tutto è iniziato, in realtà, alla fine del 2015, nelle ultime tre gare: Hamilton si era appena saziato con il già citato terzo titolo e Nico sollevò la testa andandosi a prendere tutte e tre le ultime vittorie di stagione. Era solo il preludio per un inizio di 2016 straordinario, con le prime quattro vittorie di fila: il poker perfetto, il trampolino di lancio ideale dal quale, tuffandosi, è molto difficile perdere un mondiale… Tra maggio e luglio Hamilton tornava perentoriamente alla vittoria, ma dopo la pausa estiva c’era il ritorno di Nico, che tra il Belgio e il Giappone ha vinto praticamente quasi tutto. Qualcuno potrebbe dire che i cinque punti a causa dei quali Hamilton non si è riconfermato campione stavano tutti in quella vittoria mancata a Sepang, quando da dominatore gli è esploso il motore. La realtà è che Nico, quest’anno, ha mostrato una costanza, una velocità e una solidità che non aveva saputo esibire nelle precedenti stagioni. Ecco perché questo titolo lo ha meritato e lo ha vinto soffrendo.
Soffrendo fino all’ultima gara, con il terrore, o meglio, il fantasma di un titolo che si può solo perdere e non vincere. Ha corso anche da ragioniere, Nico. Sì, perché nelle ultime quattro gare Hamilton gli è sempre e costantemente stato davanti. Ma il neo-campione sapeva che bastava amministrare il grande vantaggio sudato nel corso dell’anno e così ha fatto, suggellando la corsa al mondiale con quella manovra coraggiosa di chiusura fatta a Verstappen, che forse per la prima volta ha, diciamo così, assaggiato la sua stessa medicina. Un rischio figlio del coraggio, dell’inseguimento di un sogno che non poteva andare perduto. Non questa volta, pena uno psico-dramma come pochi se ne sono visti in questo grande sport. Il finale di Abu Dhabi ci ha regalato tante emozioni, inclusi quegli ultimi giri al cardiopalma, in cui la rimonta furiosa di Vettel faceva coppia con il trenino delle Mercedes, della sua Ferrari e della Red Bull di Verstappen, autore a sua volta di un’altra grande rimonta dopo un testacoda iniziale.
Gara intensa, densa di aspettative, coperta da una tensione che non si percepiva da un po’ di tempo. E’ stata anche la gara degli addii. Addii importanti e pesanti come quelli di Jenson Button e Felipe Massa, colonne della F.1 moderna, campione l’uno nel 2009 con la sorpresa BrawnGp e campione per pochi istanti l’altro nel folle e indimenticabile finale di San Paolo l’anno prima, nel 2008, caso forse unico nella storia dei gran premi. La Mercedes si conferma regina assoluta per il terzo anno consecutivo e riesce a vincere ancora il titolo pure con un altro pilota, riscrivendo la storia e stampando numeri ineluttabilmente trionfanti e, diciamolo, annichilenti per tutti i rivali, Ferrari in primis. Già, la Ferrari. Il 2016 si conclude con il sorriso e la speranza offerti dall’energia di Vettel, rivitalizzato da una scelta aggressiva di gomma nelle ultime fasi di gara. Ma il bilancio è più amaro di quanto si potesse pensare soprattutto a inizio anno: zero vittorie, come nel disastroso 2014, e tanti interrogativi sul futuro, che non sembra ancora roseo. A Maranello manca la conferma di Vettel oltre il 2017 (per il momento) e non c’è un grande nome alla guida della direzione tecnica (nonostante Binotto sia a tutti gli effetti un ottimo riferimento). Quel che è certo è che al Cavallino aspetta tanto lavoro e tanta pazienza, perché il ritorno ai vertici è qualcosa che deve arrivare più in fretta possibile: per la stessa Ferrari, per i tifosi, per la F.1. Adesso è tempo di motori spenti, di festa per chi ha vinto e di voglia di ricominciare per chi ha raccolto poco. I nostri migliori auguri al nuovo Campione del Mondo di F.1, che porta un pezzo d’Italia dentro di sé. Congratulazioni Nico!