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11/06/2018 11:51:47

Kimi, a quando il fuoco al posto del ghiaccio?


Articolo di Giovanni Cantagalli
Contrariamente alle previsioni, la gara di Montreal non ha visto nessun sorpasso significativo. Su una pista con ben 3 punti dove è consentito aprire il DRS, e due lunghi rettilinei (tra cui il secondo più lungo del mondiale) seguiti da altrettante ...

Contrariamente alle previsioni, la gara di Montreal non ha visto nessun sorpasso significativo. Su una pista con ben 3 punti dove è consentito aprire il DRS, e due lunghi rettilinei (tra cui il secondo più lungo del mondiale) seguiti da altrettante grosse frenate, e nonostante le prestazioni tra i 3 top-team non fossero molto dissimili, la gara è somigliata a quelle che siamo abituati a vedere a Montecarlo o a Budapest.

La vittoria di Vettel, e la deludente prestazione di Raikkonen, in gran parte sono state dunque condizionate dalla qualifica; e ancora una volta Kimi, nei momenti topici, è mancato. Prima con l’errore nell’ultimo tentativo della Q3, come a Baku, che gli è costato almeno due posizioni (e forse la prima fila), e poi alla partenza, dove ha ceduto la quinta posizione a Ricciardo. La sua gara di fatto è finita lì; dopo, 70 giri ad arrancare come ultimo degli irraggiungibili (per gli altri) top-six, mai un acuto, mai un tentativo di farsi sotto prima a Ricciardo e poi a Lewis Hamilton, che aveva gomme più vecchie di 15 giri delle sue e anche problemi di potenza. Non solo errori nei momenti topici, ma anche poca combattività in gara.

A sua parziale scusante bisogna considerare che, a differenza di Vettel, non disponeva dell’ultima evoluzione della PU, ma è difficile considerare che per questa ragione egli abbia pagato al traguardo ben 27 secondi di distacco dal compagno, anche perché, nelle sessioni precedenti del sabato i suoi tempi erano praticamente simili a quelli di Vettel, e addirittura al venerdi Kimi era nettamente davanti. Tutto questo ci porta a due conclusioni; la differenza di PU non giustifica il quasi mezzo minuto di distacco al traguardo (considerato anche che Sebastian ha spinto a fondo solo nel primo terzo di gara), e soprattutto, cosa forse ancora più grave e che si verifica sempre più spesso, Raikkonen, a differenza di Vettel, non riesce a migliorare la vettura durante il week-end, in termini di assetto e bilanciamento.

La Ferrari si ritrova, in questo momento, e ancora una volta, a combattere con un pilota solo, a differenza di Mercedes e Red Bull. E questo potrebbe condizionare non solo, ovviamente, la classifica costruttori, ma anche quella piloti, perché Raikkonen non sembra in grado di togliere punti agli avversari; non dimentichiamo che, da quando è tornato alla Ferrari, il finlandese non ha ancora vinto un gran premio (l’ultima sua vittoria risale al GP d’Australia 2013 con la Lotus), contro gli 11 successi di Vettel che è arrivato un anno più tardi (ricordiamo comunque che la scuderia gli ha tolto di fatto, due successi a Monaco e Budapest 2017, per favorire il compagno), e ha conquistato 17 podi in 86 gare con la rossa, contro i 36 (su 67 gare)  del compagno di squadra. I numeri non sono forse esaustivi, ma certamente non mentono